mercoledì 30 giugno 2010

PIETRO

Non e' che i personaggi televisivi mi piacciano tanto. Pietro pero' non era per niente male. Mi era simpatico e, nonostante il successo, lo trovavo semplice. Sei caduto volando ma spero continui a volare. Ciao

lunedì 28 giugno 2010

IL RITORNO

Sono tornato a casa verso mezzanotte. E' stata una bella settimana trascorsa al Passo Falzarego. Ero col Corso delle Guide Alpine della Lombardia. Nei prossimi giorni racconterò qualche "nanetto" della settimana. Adesso sono molto preso perché devo andare a prendere Mafalda...

sabato 19 giugno 2010

ANGELO

MATTIAIeri pomeriggio sono stato col Mattia a fare la via dell'Angelo a Pietramurata. Ci siamo divertiti abbastanza. Domani parto per Cortina e starò via tutta la settimana. Buona settimana a tutti, ciao

giovedì 17 giugno 2010

LA DANZA MACABRA

DAL SITO DI MIO FRATELLO INTELLIGENTE: www.campanedipinzolo.it (www.agraria.org)


CHIESA DI S. VIGILIO CON LA DANZA MACABRA (foto di Enrico Benvenuti)INTERNO DELLA CHIESA (foto di Enrico Benvenuti)Danza Macabra di Pinzolo
Il Ballo della Morte del pittore cinquecentesco Simone Baschenis.
La chiesa di San Vigilio, presso Pinzolo, come ci appare oggi è il risultato di successivi ampliamenti, il più importante dei quali avvenuto nel 1515, di un antica chiesetta forse anteriore al mille, eretta in onore del vescovo Vigilio, patrono della diocesi trentina, e martirizzato in Val Rendena intorno al 400. Fu la chiesa parrocchiale di Pinzolo e Carisolo, fino alla divisione delle parrocchie e alla successive costruzione della chiesa di S. Lorenzo in Pinzolo. È celebre per gli artistici altari, per gli affreschi interni e soprattutto per "La Danza Macabra", l'affresco esterno posto sulla facciata Sud.
Chiesa di San Vigilio con la Danza Macabra (foto Enrico Benvenuti)
La Danza Macabra
"Io sont la Morte/ che porto corona/ sonte signora/ de ognia persona…"
Così inizia il crudo poema della morte che accompagna il celebre affresco della danza macabra dipinta da Simone Baschenis de Averara nel 1539 sulla facciata sud della chiesa di San Vigilio.
Il corteo macabro inizia con un gruppo di tre scheletri musicanti, il primo dei quali, seduto su un trono rudimentale, porta in testa la corona a simbolo della Morte sovrana, cui deve sottostare la stessa volontà divina secondo le parole attribuite ai Crocefisso: "O peccator pensa de costei/ la me a morto me che son signor de lei!"
Alla sinistra del Cristo si apre la sfilata delle diciotto coppie, ognuno delle quali è formata da un personaggio vivo, socialmente caratterizzato, e da un morto che lo trascina al ballo. I morti raffigurati come scheletri, nettamente definiti, costituiscono l'elemento dinamico della rappresentazione rivelando intraprendenza e aggressività nel ghigno con cui si rivolgono alle loro vittime e nella varietà dei gesti con cui le afferrano per introdurle al ballo. Alla loro vivacità appare debole la reazione dei vivi che esprimono la più tacita rassegnazione. Il contrasto tra l'atteggiamento dinamico dei morti e la quasi immobilità dei vivi è reso più evidente delle didascalie: in forma di monologo, recitato solo dai primi, ne sottolinea la superiorità. La successione delle coppie riflette la rigida concezione gerarchica della società medievale con la sua divisione tra laici ed ecclesiastici. Questi ultimi aprono la sfilata a partire dalle supreme autorità spirituali: il papa, il cardinale, il vescovo, seguiti dal sacerdote e dal monaco.
Il messaggio che ad essi viene rivolto ribadisce il concetto dell'ineluttabilità della morte. L'assenza di una marcata satira sociale antiecclesiastica e l'ironia pacata testimoniano l'esistenza di buoni rapporti tra la popolazione e il principe vescovo di Trento. Il macabro corteo continua poi con un certo numero di rappresentanti dell'ordine laico disposti anch'essi secondo una gerarchia che fa seguire all'imperatore il re, la regina, il duca e quindi alcuni personaggi del mondo borghese, come il medico e il ricco mercante. Più avanti a personaggi socialmente connotati si sostituiscono individui che simboleggiano le diverse età della vita umana: giovani, vecchi e un bambino. A tutti la morte ricorda con accenti diversi l'imparzialità del suo operare. Chiude la sfilata l'immagine di una Morte a cavallo, armata di arco e frecce, che saetta nella sua galoppata impetuosa uno stuolo di vittime, in parte già colpite e stese, in parte ancora ritte e impietrite dal terrore. A questa scena il Baschenis fa seguire come epilogo un quadro del Giudizio finale che, ricollegandosi al motivo della crocifissione iniziale, intende inquadrare così l'intera rappresentazione macabra nei termini della visione escatologica cristiana.
L'affresco non propone solo uno degli elementi più significativi della storia medievale trentina, ma assume il carattere di un'allegoria della morte universale che arriva fino a noi, cioè del destino inesorabile a cui nessuna creatura umana può sottrarsi; e in questa problematica esistenziale la morte si ricollega alla vita perché è ammessa come personaggio agente. Nella "unione degli opposti" la sorpresa e lo stupore scompaiono e ci rimane solo l'accettazione del tutto che proclama se stesso.
Morte
Io sont la morte che porto corona
Sonte signora de ognia persona
Et cossi son fiera forte et dura
Che trapaso le porte et ultra le mura
Et son quela che fa tremare el mondo
Revolgendo mia falze atondo atondo
O vero l'archo col mio strale
Sapienza beleza forteza niente vale
Non e Signor madona ne vassallo
Bisogna che lor entri in questo ballo
Mia figura o peccator contemplerai
Simile a mi tu vegnirai
No offendere a Dio per tal sorte
Che al transire no temi la morte
Che più oltre no me impazo in be ne male
Che l'anima lasso al judicio eternale
E come tu averai lavorato
Cossi bene sarai pagato

Da alcuni anni il “Filò da la Val Rendena” racconta la storia dell'affresco, ricreando le suggestioni dell’opera di Simone Baschenis attraverso uno spettacolo che coinvolge quasi cento figuranti in costume... continua >>>
Interno della Chiesa di San Vigilio (foto Enrico Benvenuti)
Un secondo affresco, nella fascia immediatamente inferiore alla Danza Macabra (sempre di Simone Baschenis e porta la stessa data 1539) rappresenta i Sette vizi capitali. Le figure sono sbiadite per le intemperie e le scritte illegibili. Le trascriviamo perciò dal Volume di Pellegrini, che le copiò con accuratezza nel settembre 1878, aiutato dal Dr. Neponuceno Bolognini, dal prof. Gottardo Garollo e dal maestro Giov. Battista Lucchini.
LEGENDA DELL'AFFRESCO

I VIZI CAPITALI
1. Superbia Regina de tuti li peccati e aparagonata al leone.
2. Avarizia similiante al Roscho.
3. Lusuria similiante al becho.
4. Ira apropriata al cato.
5. Gula similante al porcho.
6. Invidia è simile al nibio ovvero agolazo.
7. Accidia è simile al asino.

Questi sono li sete peccati mortali in li quali se pecca per più modi ... Il demonio ne tene incatenati et legati nel peccato e ala fine ne conduce ale pene eternali. Solo et mediante le buone ispirazioni de Dio, con la bocha confessare lo peccato et el core essere contrito de tute le opere fate ... per questi modi se rompe li legami del demonio...

mercoledì 16 giugno 2010

CHE TRISTEZZA

Sono tornato da poco da un corsetta e stavo guardando le piccole lapidi di quei 5 ragazzi. Un grande momento di tristezza e la voglia di averli qui davanti a me. Ma non puo' essere. Non ci sono proprio piu' se non in questi o altri momenti in cui pensiamo a loro,... per continuare a farli vivere...

martedì 15 giugno 2010

MOMENTI

I GIOVANI
MOMENTI
COMMEMORAZIONE
DAL RIFUGIOOggi sono stato su ai XII Apostoli. Non e' stato per una cosa allegra. Il Soccorso Alpino Trentino ha deciso di ricordare quei ragazzi che lo scorso dicembre, in Val Lasties (Val di Fassa) persero la vita sotto una valanga nel tentativo di portare il loro soccorso ad altri. Erano Erwin Riz, Luca Prinoth, Diego Perathoner ed Alessandro Dantone. Nella chiesetta del rifugio sono state messe le loro piccole lapidi per ricordarli. Insieme, un loro amico, Dimitri Rizzi, che ad aprile e' caduto durante una discesa con gli sci da un ripido canale. Sono state lette due lettere dei familiari molto toccanti. Mi e' stato chiesto di dire due parole ma a fatica sono riuscito a dire no. Momenti molto tristi. Poveri ragazzi...

lunedì 14 giugno 2010

CHE BELLO!

Stamattina quando mi sono svegliato ho deciso di andare ad arrampicare. Sono stato alle Sarche sulla parete del Limarò. Non avevo mai fatto nessuna di quelle viette. Non era difficile e mi sono divertito. Ho poi guardato una linea e non e' escluso che provi ad aprire una nuova via. Vorrei che pero' fosse facile, un po' per tutti. Vedremo!
Poi ho rastrellato un po' d'erba.Nel tardo pomeriggio una divertente corsa. Sto anche guardando un po' la partita ma mi fanno schifo. Sentire certe frasi... Mi fanno pena. Poco tempo fa, in un'amichevole l'Italia ha perso. Quando ho sentito che i giocatori avevano le gambe pesanti perche' si erano allenati in quota. Ma come si fa a dire cose del genere? Se uno si allena in quota quando va in basso le gambe sono leggere. Questo e' provato. Ora hanno appena detto che i Paraguaiani sono molto determinati. Ma che discorsi fanno. Povera gente. E pensare che loro prendono in un giorno piu' di quel che io prendo in un anno. Che schifo...

venerdì 11 giugno 2010

CHILOMETRI E BEFANE

Ieri sono stato a Temu' dal Sarchi. Abbiamo fatto un discreto lavoro e poi, alla sera, una buona pizza insieme. Oggi, una solita bella giornata finita con una corsa di 34 Km. Un po' stanco ma credevo peggio. Le befane sono sempre piu' terribili. Lo scorso anno avevo messo una piantina di mele. Era anche recintata ma non e' servito a niente. Hanno fatto di tutto, soprattutto Beatrice, finche' sono riuscite a mangiarsi tulle le foglie e rametti. Allora ho tolto la rete ed e' stata la fine. Anche i tronchetti sono stati depilati dalla corteccia. Ho preso un altro melo ma non l'ho messo nel loro giardino altrimenti...

mercoledì 9 giugno 2010

ALTRA SETTIMANA

Lunedì ero ad Arco coi ragazzi del Liceo della Montagna e, tornando a casa con Alessandro, gli dicevo che mi sembrava la settimana fosse gia' finita. E così. Ieri ho fatto un po' di cose come oggi. Un paio di corse pure, pulizia nel bosco e poco altro ma intanto e' gia' sera. Domattina andro' a Temu' dal Sarchi a fare un lavoro nel suo giardino. Andro' col furgone di Mattia per portare la Giuditta che ci servira' per spostare i sassi. La settimana scorsa mi chiamo' Patrizia, la moglie del mio amico commercialista. Uno dei suoi gatti era su un albero da qualche ora e non riusciva piu' a scendere. Allora sono andato subito da lei con una corda. Poi ho preso il gatto in braccio e Mauro mi ha calato assicurandomi.

domenica 6 giugno 2010

ULTIME

IN FALESIA
IL MOBILETTO
"SCAIAROEL"
FALEGNAMERIA
Venerdì m'è venuto in testa di fare un mobiletto per le scarpe da mettere all'ingresso di casa. Questo perché le befane mi hanno già flagellato un sacco di scarpe rompendo i lacci e non solo. Allora sono andato in segheria a prendere le assi di larice e poi dal mio amico falegname, Mattia. Diciamo che ho fatto tutto il possibile ma con il suo grande aiuto. Non e' venuto niente male. Poi sabato sono andato in un posto segreto ad arrampicare col Sarchi e Silvia. Una bellissima giornata in un posto incantevole. Oggi invece sono tornato a correre e mi sono fatto una ventina di chilometri. Nel pomeriggio ho dovuto tagliare l'erba e mettere un po' a posto l'orto. Poco prima di cena sono passate a trovarmi due bellissime e bravissime ragazze. Elena e Sara. Le mie bariste sulle piste da sci.

giovedì 3 giugno 2010

GIORNATE INTENSE

Ieri, 2 giugno (avevo scritto maggio... che sveglio sono!), mi sono fatto convincere a partecipare ad una gara particolare a Brescia. Niente di quanto mi aspettavo. Organizzata malissimo ed alla fine, e' stata una corsa in montagna con almeno 800 metri di dislivello. Sono arrivato a casa piuttosto cotto e col mal di gambe per le discese. Stanotte invece mi sono svegliato alle 2. Alle 2.30 avevo appuntamento con Stefano. Siamo saliti carichi ed abbiamo fatto il canale della Tosa con l'intenzione di scendere poi con gli sci. In cima c'era un vento gelido ed un freddo intenso. Le condizioni per la discesa erano brutte e molto pericolose. Siamo quindi scesi ancora coi ramponi e solo l'ultimo tratto abbiamo calzato gli sci. Siamo arrivati a Pinzolo solo verso le 17. Sinceramente ora sono abbastanza stanco. Comunque una bella giornata.