Ho deciso. Cambierò vestito. Questo colore mi ha stufato...
Il mio diario... o meglio, ciò che mi passerà per la testa di scrivere delle mie giornate, di quello che faccio. Non so quanto diario sarà, nel senso che sicuramente non lo farò tutti i giorni. Cercherò di essere il meno ripetitivo possibile, anche se mi sarà difficile perché più o meno faccio sempre le stesse cose. Vivo in un mondo tutto mio. Potrei dire che la mia vita trascorre nel mondo delle fiabe. Grazie e siate positive/i...
domenica 17 settembre 2017
mercoledì 13 settembre 2017
domenica 10 settembre 2017
LA BIMBA
L'altro ieri ho scritto a Silvia e lei mi ha risposto subito:
"Ei Ermanno,
Gracias por tu mail, tu siempre ahí con tus buenas palabras.
Un saludo y en algun momento nos vamos a cruzar.
sílvia".
Una sua charla bellissima:
venerdì 8 settembre 2017
LA GRANDE SILVIA
La formidabile alpinista catalana Sílvia Vidal ha aperto una nuova via in piena autonomia sulla parete ovest di Xanadu nel massiccio delle Arrigetch Peaks in Alaska. La Vidal ha trascorso 17 giorni in parete per aprire la linea di 530m, superando difficoltà tecniche fino a A4+, ma per molti aspetti l'arrampicata è stata la parte meno impegnativa dell’intera spedizione. Su un totale di 53 giorni trascorsi da soli nella remota valle dell’Alaska, 36 giorni sono serviti unicamente per trasportare circa 150 chili di cibo e materiale indispensabili per la permanenza in valle.
La Vidal ha raccontato: "Non ho avuto nessun aiuto esterno, nessuna radio, nessun telefono per comunicare oppure per essere in grado di sapere le previsioni meteo. L'idrovolante che mi avrebbe poi riportato alla civiltà è stato programmato con due mesi in anticipo; un giorno specifico ed il posto di decollo. Era un test di fiducia, perché anche se avessi potuto camminare per giorni, probabilmente non sarei mai arrivata da nessuna parte." Altra situazione difficile per la Vidal è stata la convivenza con gli orsi. "Ho visto gli orsi da vicino e, anche se in fin dei conti le cose sono andate bene, ero estremamente spaventata. Ci sono stati dei momenti davvero difficili. Non solo durante gli incontri con gli orsi, ma anche durante il resto del mio viaggio, fino a quando non sono riuscita a trasformare la mia paura in qualcos’altro."
Durante la spedizione la Vidal non era del tutto da sola. Due team statunitensi hanno arrampicato indipendentemente sulla stessa montagna nello stesso periodo. Il primo team ha aperto una nuova via a destra di Un pas més e secondo la Vidal sono stati i primi ad aprire una via sulla parete ovest di Xanadu. Silvia ha incontrato un secondo team in agosto, quando stava scendendo verso l'idrovolante. Mentre gli statunitensi avevano stabilito il campo base in fondo alla valle, lei ha scelto di salire al colle a sinistra e raggiungere la parete percorrendo una lunga cengia per poi trascorrere i 17 giorni in parete.
La Vidal ha spiegato "La via è lunga 11 tiri. Ci sono tre spit sui tiri (sul tiro 1, 5 e 6) e 12 spit alle soste. 2 soste sono "pulite". La via supera difficoltà di arrampicata artificiale fino a A4/A4 +. "Questo è esattamente quello che cerco" ci ha raccontato "è ciò che mi permette di aprire una via così, tenendo conto del meteo, arrampicando a-vista, da sola, con tutto quel materiale. I tiri chiavi sono corti, ma l’arrampicata è precaria. Fondamentalmente la via supera la ripida parete usando un sacco di hook."
Descrivendo la qualità del granito come generalmente buono, la Vidal ha spiegato che era"talvolta sabbioso, quindi i copperhead non andavano bene. C’erano dei massi instabili, poi la via seguiva un sistema di fessure. Alcune lame e hanno reso la salita più complicata perché le corde si sono incastrate e dovevo scendere in doppia per liberarle. Anche più volte sullo stesso tiro."
Poi ha concluso: "Queste sono soltanto le informazioni tecniche della via. Ma dopo questa esperienza, da sola per settimane, senza comunicazione, dopo aver trasportato tutto quel materiale, dopo aver affrontato gli orsi, fiumi, incertezze, dubbi e paure, la via è sempre la cosa meno difficile. La vera sfida è tutto il resto."
Ho scritto a Silvia e subito mi ha risposto: "Ei Ermanno,
Gracias por tu mail, tu siempre ahí con tus buenas palabras.
Un saludo y en algun momento nos vamos a cruzar.
sílvia
Ho scritto a Silvia e subito mi ha risposto: "Ei Ermanno,
Gracias por tu mail, tu siempre ahí con tus buenas palabras.
Un saludo y en algun momento nos vamos a cruzar.
sílvia
sabato 2 settembre 2017
CIAO ARMANDO!
A 91 anni è morto Armando Aste, uno dei più grandi alpinisti italiani di
sempre.
Aste era nato a Reviano di Isera (TN) il 6 gennaio 1926 e aveva iniziato
a scalare da autodidatta dopo la fine della seconda guerra mondiale,
quando già lavorava come operaio alla Manifattura Tabacchi di Rovereto.
Il vicino Gruppo del Brenta fu così logicamente la sua “palestra”, dove
iniziò a ripetere le vie più impegnative in cordata con forti compagni
fra i quali spiccano Fausto Susatti e Marino Stenico. Poi, dopo le
ripetizioni (anche prime), cominciò presto il periodo delle sue nuove
vie, sempre in Dolomiti. Sono numerosissime (tracciate anche con
compagni come Franco Solina, Josve Aiazzi, Andrea Oggioni): su tutte
spicca la “Via dell’Ideale” sulla Sud della Marmolada (1964).
Aste è stato anche grande interprete dell’alpinismo in solitario “per il
bisogno di trovarmi solo con me stesso e di cercare l’Infinito” (era
famoso anche per la sua fervida fede). Sua è la terza solitaria (1949)
della mitica via Preuss al Campanile Basso (preceduto soltanto dal
grande austriaco e da Emilio Comici!). Ma fra le tante, quella che
spicca è senza dubbio la solitaria del 1960 sulla via Couzy alla
strapiombante Nord della Cima Ovest di Lavaredo.
Ovviamente Aste non si è fatto mancare nemmeno le invernali, a
cominciare dalla prima sulla via Carlesso-Sandri alla Torre Trieste (con
Angelo Miorandi).
Pur avendo sempre fatto alpinismo soltanto nel tempo libero dal lavoro,
Aste ha anche all’attivo salite fuori dai nostri confini. Quella più
famosa è la prima di una cordata italiana sulla famigerata Nord
dell’Eiger, nel 1962, insieme a Pierlorenzo Acquistapace, Gildo Airoldi,
Andrea Mellano, Romano Perego e Solina. Ma vale ancor di più la nuova
via sulla Torre Sud del Paine, nelle Ande patagoniche (1963, stesso anno
della prima salita, a opera dei britannici Chris Bonington e Don
Whillans, della Torre Central, la più alta delle tre del Paine).
Aste, che si “allenava” spalando carbone come fuochista alla Manifattura
Tabacchi (usando alternativamente le due braccia), ha anche scritto
cinque libri: “Cuore di roccia”, “Pilastri del cielo”, “Alpinismo
epistolare”, “Commiato, riflessioni conclusive di un alpinista
dilettante in congedo”, “Nella luce dei monti”.
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