Fuori era un po’ più verde. Finalmente arrivarono in
un posto che somigliava al suo villaggio montano. Sentì una gran musica. Forse
non era proprio musica ma tale sembrava. Si sentiva abbaiare, miagolare,
muggire, anatrare, belare, bubolare, chicchiriare, chiocciare, farfugliare,
grugnire, muggire, tubare, starnazzare, ecc. ecc… Tutti quegli animali insieme
sembrava dessero voce a una grande orchestra. In mezzo a tutti loro c’era una
femmina. Era proprio una donna. Bellissima… Attorno a lei farfalle a non finire
di tutti i colori. L’immagine era incredibilmente affascinante. Quella donna
era vestita in modo molto semplice. I suoi abiti erano degli stracci ma con dei
colori bellissimi e delicati. Cercava di accarezzare tutti quegli animali. Si
capiva che loro amavano quella femmina, quasi come fosse la mamma di tutti
loro.
Daparöl capì che aveva trovato l’essere umano che
cercava. Delicatamente si avvicinò a lei e tutti quegli animali gli lasciarono
il posto per passare. Sembrava una fata. Quando arrivò da lei, lo raccolse
delicatamente e lo baciò dolcemente come faceva con tutti gli animali che aveva
attorno a sé. Era molto agitata tanto che gli sembrava di avere delle farfalle
nello stomaco che svolazzavano. Quella sensazione però le piaceva. Non capiva
cosa ci facesse una piccola creatura tutta sola da lei. Era una donna molto
povera fuori, ma ricchissima dentro. Non si poterono parlare ma si capirono
ugualmente. Lei tolse lo straccio e scoprì quella pepita gigante. Si commosse,
la prese e se la portò al petto. Daparöl capì che quella fata avrebbe usato
quella ricchezza per aiutare chi aveva bisogno e tutti gli animali. La donna lasciò
la pepita e si strinse forte forte a sé quello gnomino. Lo riempì di teneri e
dolci baci e anche lui, timidamente, fece lo stesso. Poi Daparöl, senza
fare altro, salutò tutti quei bellissimi animali, accarezzò le farfalle, diede
una carezza a quella donna col viso da fata e si allontanò. ‘Nsema capì che
doveva volare per chiamare Muzöta. Quando la strega arrivò, guardandolo negli
occhi lucidi, capì che lo gnomino aveva fatto ciò che era sua intenzione. Lui,
tornato al suo villaggio, rimase a guardare il cielo, con le lacrime agli
occhi, sperando che anche nel mondo umano potessero un giorno vivere tutti
felici e contenti.