Il mio diario... o meglio, ciò che mi passerà per la testa di scrivere delle mie giornate, di quello che faccio. Non so quanto diario sarà, nel senso che sicuramente non lo farò tutti i giorni. Cercherò di essere il meno ripetitivo possibile, anche se mi sarà difficile perché più o meno faccio sempre le stesse cose. Vivo in un mondo tutto mio. Potrei dire che la mia vita trascorre nel mondo delle fiabe. Grazie e siate positive/i...
venerdì 31 agosto 2012
WOLFGANG GÜLLICH
Chi si ricorda di questo Grande dell'arrampicata? Se ne andò stupidamente in un incidente stradale 20 anni fa. E' stato e rimarrà il Grande Maestro dell'arrampicata... Ciao Wolfgang!!!
giovedì 30 agosto 2012
RITORNO A PILASTRO
Come era nostra intenzione, ieri siamo ritornati al Pilastro dei Francesi. Tutto bene e devo dire che anche questa volta la "nanerottola", Chicca, è stata bravissima. Al mattino non ero proprio tranquillo, non so il perché. Sul tiro dei tetti a scala non sono salito tanto brillantemente. Avevo i "pensieri". Questa volta però ho fatto sosta sulla cengia sopra i tetti e poi, con un tiro unico, sono passato alla sosta dove Chicca mi aveva tenuto e sono proseguito fino alla cengia del volo. Su questo tiro stavo bene e, arrivato al punto dov'ero volato, ho riso di me. Ci ha fatto bene ritornare sul luogo del "delitto". A sera abbiamo cenato tutti insieme anche con Ginevra, sua figlia. Bella giornata da incorniciare!
lunedì 20 agosto 2012
IL VOLO
Ormai la voce ha girato e sanno in molti cosa mi è capitato...
Giovedì 9 agosto.
Mi trovo con Chicca verso le 13 al parcheggio delle
funivie di Pinzolo. Andiamo a Vallesinella e poi, non troppo velocemente,
saliamo al rifugio Brentei. Con calma e leggeri visto che quasi tutta la nostra
roba è già su che ci aspetta. Ultimamente siamo già saliti qualche volta per
fare quella che credevamo fosse una nuova via, proprio al Crozzon, dove stiamo
andando anche ora. Al rifugio ci carichiamo di tutta la nostra roba e andiamo
alla base di quella fantastica montagna. Passeremo la notte proprio sotto,
all’Hotel Paganini *****. La serata trascorre molto piacevolmente con dei salatini
e anche un buon goccio di vino bianco. Molto presto siamo già nei sacchi a
“velo” col cielo stellato.
Verso le 4 Chicca mi sveglia. Alle 5 siamo già alla
base e iniziamo a salire con le frontali. Ho le ginocchia un po’ fredde perché
sto salendo in “braghe” corte. Chicca mi ha regalato un paio di pantaloncini
corti bellissimi. Bianchi e coi fiorellini rosa ma arrivato all’Hotel Paganini
mi sono reso conto di aver dimenticato a casa i pantaloni lunghi. Acc…!
Poi la grande cengia e, prima di iniziare a salire sul
pilastro, spegniamo le frontali. Un paio di tiri non troppo “hard” e siamo alla
sosta sotto il famoso tiro. Sono da poco passate le sette che inizio il
bellissimo tiro sotto il tetti a scala. Sono molti anni che non passo più di
qua.
Abbastanza veloce su fantastici appigli, un passo
più difficile e poi, su ancora. Quando arrivo alla sosta proseguo dritto,
rinvio un cuneo di legno pensando alla mia compagna, traverso a sinistra e poi
su dritto fino a fine corda. Proprio alla fine e a fatica attrezzo la sosta che
mi sembra buona. Un kevlar, piastrina e Chicca può salire. Sono solo le 8. Quando
lei mi raggiunge proseguo.
Raggiungo un diedrino. La roccia fa schifo e sto
attento. Poi, con un paio di movimenti difficili e traverso a sinistra.
Proseguo. La roccia ora è molto buona e facile. Dico alla mia “nanerottola” di
spostarsi subito e salire a sinistra. Mentre proseguo continuo a parlare e gli
dico che è facile, forse III° grado. Gli dico che poi, dopo la cengia che sto
raggiungendo, andremo facilmente verso sinistra. Non parlo, chiacchiero, mentre
salgo. Alzo la mano destra e mi attacco al bordo della cengia, almeno così
credo di ricordare, e cado all’indietro…
Quello che ricordo perfettamente… la mano che mi
passa vicino alla tempia, la testa che và all’indietro. Sono leggero, sono
senza peso… Sono arrabbiato… ciao… finito… finito… mi vedo il mio casco grigio
e la testa sfondata e metà faccia fracassata… stringo i denti… credo di aver
chiuso gli occhi… credo… non mi fermo più… poi, tutto finisce.
Non sento niente. Sono ancora qui. Sono ancora
vivo. Sto pendolando avanti e indietro e cerco di continuare spingendomi coi
piedi. Al secondo tentativo mi aggrappo alla parete. Mi alzo 2-3 metri e
strillo alla mia compagna: “sto bene”, “non ho niente”, “stai tranquilla”. Gli
dico di assicurarmi che salgo fino alla sosta che ho saltato non tanto prima.
La raggiungo e mi autoassicuro subito. Ora comincio a sentire un po’ male. Mi
sanguina un po’ la mano destra e mi fa male il polso. Anche il gomito sinistro
ha preso una botta. Le gambe mi fanno abbastanza male e, solo ora, vedo il
sangue che, da vari punti, mi cola sulle gambe. Guardo da dove sono caduto e
sotto dove sono arrivato. Che fortuna. Sarò volato almeno 60 metri e sono ancora
qui… Ma ora devo pensare a Chicca. Chissà cos’avrà passato lei.
Pensieri di Chicca:
“E’ veramente uno spettacolo vedere "Il
maestro" progredire sull'immensa parete. Si muove con delicatezza sulla
roccia friabile sopra al diedrino, qualche metro sopra la mia testa, mentre lo
assicuro alla sosta. Poi si sposta e mi consiglia dove dovrò andare quando sarà
il mio turno. Prosegue e mi dice che finalmente la roccia è bella, le difficoltà
ormai sono superate; se proseguiamo con questo ritmo saremo in cima prima del
previsto.
Ermanno è ben appoggiato sui piedi, allunga la mano
destra sulla cengia, ma, come estraesse un coniglio dal cappello del mago,
salta via un grosso sasso, le sue mani non sono più sulla parete. "Non può
cadere, è ben appoggiato sui piedi" mi dico, e invece in un niente vola
all'indietro ed è già al livello della sosta dove mi trovo. Penso velocemente
che non riesco a recuperare corda, devo solo tenere le mani strette strette
sotto al secchiello. Non completo neppure questo pensiero che mi ritrovo tirata
in fuori, a testa in giù. Allora stiamo cadendo entrambi... moriremo. Invece si
ferma tutto con un colpo secco della corda che mi fissa alla sosta, una botta
sul casco e un'altra alla schiena. Sono praticamente sdraiata sulla schiena,
sottosopra, sulla roccia verticale sotto alla sosta e, fortunatamente, la
piastrina si è bloccata tra il mio fianco sinistro e la parete; le corde hanno
fatto attrito contro il cosciale dell'imbrago... e con i pantaloni... così ora
non scorrono più. Il volo di Ermanno è finito. Ma ho paura a chiamarlo... mi
sento solissima, impreparata, incapace.
"Chiccaaaaa!" è lui. Che sollievo
infinito, non so ancora come sta, ma la sua voce è fantastica, sembra che non
si sia fatto niente: è lui che rassicura me! Mi dice cosa fare per recuperarlo
mentre arrampica nuovamente.
Alla sosta sotto a quella dove mi trovo, Ermanno
propone di non continuare la salita, e ammette che qualche graffio se l'è
fatto.
Voglio raggiungerlo al più presto, sono preoccupata
che abbia qualcosa di serio visto che minimizza sempre.
Così sto attentissima alle istruzioni che mi dà per
calarmi in doppia da lui.
Lo abbraccio. E' un po' acciaccato e sanguinante,
ma è vivo! Sono felice, incredula e, per una volta, mi sento davvero fortunata.
Scendiamo in doppia fino alla base della parete. E’ sempre Ermanno a
pensare a tutto. Una volta giù propongo di chiamare l'elicottero, ma lui
niente: testardo come un mulo, oltre che con più vite di un gatto! Forse è
perché non è troppo professionale, per una Grande guida alpina, essere soccorso
in braghette rosa”!
No, forse sarebbe il caso di farlo ma pensare che venga l’elicottero per
me… no. In qualche modo potrò scendere e andare in ospedale. Se lo chiamassi
poi inizierebbero le televisioni, i giornali, i giornalisti… No, sono vivo e mi
posso arrangiare. Verso le 14 siamo in ospedale…
Questo è quanto mi è successo. Venerdì sorso mi hanno tolto i punti e ora sto abbastanza bene e ho già ripreso ad arrampicare.
venerdì 17 agosto 2012
CHE BELLE GIORNATE!!!
Avrei un sacco di cose da dire ma forse annoierei o, per altro, non trovo il coraggio o la forza di farlo. Comunque tutto bene. Un po' in montagna e poi ancora in montagna, dalla mia amata Montagna. C'è chi dice che "la Montagna non perdona". Non è vero... se la montagna ci fa qualcosa è perché ne abbiamo approfittato di Lei. La montagna è vita e la vita è bella se la sappiamo vivere.
venerdì 10 agosto 2012
FORSE TROPPO
Sarebbe davvero troppo se raccontassi gli ultimi giorni. Meglio lasciar perdere. Tutto bene e molte visite a casa. Tutti speciali. E io ancora qui, come prima, come sempre...
mercoledì 8 agosto 2012
MI SPIACE
Avevo mandato il mio scritto a planetmontain.com. Vinicio Stefenello ha pubblicato oggi pomeriggio il mio scritto e poco dopo, tramite il grande Ivo Ferrari, sono venuto a sapere che nel 1981 erano passati di lì i bergamaschi. Ho chiamato Vinicio e gli ho detto di cancellare la pagina. Almeno adesso so chi è passato e, spero, quanto prima, di avere in mano la relazione della via aperta da loro.
domenica 5 agosto 2012
CROZZON DI BRENTA m 3.118
Ci
sto pensando da un po’ ma non ricordo quel giorno che, scendendo al rifugio
Brentei dopo una salita, guardavo il Crozzon. Osservavo quella larga fascia che
si trova fra la via dei francesini Jean Fréhel e Dominique Leprince Ringuet,
che aprirono nell'ormai lontano 1965 quella bella via che tutti chiamiamo
Pilastro dei Francesi e una variante alla storica via del Grande Paul Preuss.
Veramente uno spazio grande e nessuna via che ci sale. Mah! Nessuna guida che ne
parla, nemmeno i libri delle salite al rifugio Brentei, nessuno che sa
qualcosa. Andrò a dare un’occhiata…
Un
paio di settimane fa ho trovato due amici disposti a seguirmi. Sono Will
(Matteo) e Paolo. Andiamo alla base del Crozzon coi sacchi a pelo e cerchiamo
la linea che ci porterà alla fascia centrale. Vogliamo dare un assaggio. Salgo
un primo tiro, non troppo facile ma divertente, ma trovo un cordino in una
clessidra e una sosta. Torniamo giù e ci spostiamo appena a destra. Una
fessurina grigia e gialla. Chi sale? Pari o dispari. Vince Paolo e via. Il tiro
è molto bello. Poi proseguiamo ancora un paio di tiri “easy", come
dice il Will, e arriviamo sulla grande cengia. Lasciamo tutta la
ferramenta e scendiamo dalla via dei Francesi. Passiamo la notte sul ripiano
che feci tanti anni fa.
La
mattina saliamo veloci al materiale. Paolo sale un altro tiro easy alla base
del diedrino che ci indica la direzione. Tocca a me ora. Il diedro è molto
bello e la fessurina successiva ancor di più. Metto un friend e traverso un po’
a sinistra. Poi devo studiare un passaggio ostico e avanti fino a una bella
cengetta. Un chiodo a pressione e uno normale mi aspettano. Chiodi vecchissimi,
non oltre gli anni sessanta. Sicuramente, anche se non sul tiro appena fatto,
qualcuno qui è arrivato. Siamo un po’ delusi e con le orecchie basse decidiamo
di abbandonare.
Ritornerò!
Pochi giorni dopo sono di nuovo lì. Con me una “bella bimba”. Arrivati alla
base nel pomeriggio, salgo i primi tiri del Pilastro per portare il materiale.
La mattina alle 5 c’è molto freddo e i fiocchi di neve si depositano sui sacchi
a pelo. Prima che magari ne faccia due dita è meglio che salga. Così faccio, ma
arrivato allo zaino lascio il tutto poco sopra in una borsina e torno giù.
Torniamo a casa e solo arrivati alla macchina a Vallesinella ci togliamo il
maglione. Due giorni dopo partiamo nuovamente, ma al mattino. Alle 3.30
lasciamo Vallesinella. Il tempo è bello e non fa freddo e presto siamo alla
sosta dei vecchi chiodi. Sono sempre con la bimba, Chicca. E’ proprio una
tosta… Parto! Abbiamo un po’ di chiodi, 4 friends e qualche stopper. Salgo
verso sinistra ma dopo una decina di metri mi devo arrendere. Scendo con una
certa fatica e mi sposto in un diedrino a destra. Non è facile e dopo una
decina di metri trovo un chiodo. Un vecchio chiodo Camp, di quelli tinti di
arancione. Proseguo sulla placca successiva fino a una lama gialla
strapiombante. Al suo termine, su una cengetta a sinistra, una sosta con un
vecchio chiodo Leeper e uno stopperino con spezzone di corda e moschettone.
Forse un tentativo, penso. Mi dico anche che quello che è salito era uno con le
p… Chicca mi segue senza dire niente. Le ho insegnato a togliere i chiodi. La
volta scorsa, quando salivo a portare il materiale, le ho piantato un chiodo
col compito di toglierlo. E’ stata molto soddisfatta perché in un quarto d’ora
è riuscita a farlo. Un passo abbastanza duro e poi, con la mia solita fortuna,
riesco a mettere un universale in un buco. Quasi come uno spit. Alcuni
movimenti difficili con qualche appiglio bagnato. Poi la placca sembra molto
bella anche se ripida. La roccia è molto compatta. Trovo un altro chiodo e uno
spuntone con un anello di cordino. La parete perde un po’ di verticalità prima
di ridiventare di nuovo molto ripida. Un altro passo abbastanza duro e poi un
diedrino giallo mi porta a una cengetta. Una strana clessidra e un chiodo per
la mia sosta. Sono contento dei tiri fatti ma un po’ deluso. Chi sarà passato?
Sono solo le 13.30. Di nuovo decidiamo di rinunciare, anche se… Chicca mi
dice di essere un po’ tesa perché mai si era trovata prima di quel giorno con
tanto vuoto sotto. Ma poi a scendere va come un missile.
A
casa facciamo ricerche su internet. Niente. Anche sui libri delle salite al
rifugio Brentei non c’è niente. Il mio amico Postino mi parla di Polvere di
Stelle, una via dei Grandi Tiberio Quecchia e Saverio Occhi ma, quando metto le
mani sulla sua relazione, capisco che è salito molto più a sinistra. Allora
forse sono stati solo tentativi o errori. Parlo con Chicca, Will e Paolo… Se
andrò avanti e poi ci sarà qualcuno che mi dirà di essere già salito, gli farò
i miei complimenti e gli chiederò scusa.
Non
passano molti giorni e il 2 agosto ripassiamo di nuovo al Brentei. Di nuovo al
nostro Hotel sotto il Crozzon, l’hotel Paganini. Mentre Chicca fa le pulizie
dell’hotel io salgo di nuovo quei 200 metri a portare il materiale. Stasera non
fa per niente freddo e con due cracker ci beviamo anche quei 250 cl di vino
bianco che ci siamo portati. Fantastico! Alle 21 siamo già nei sacchi. Io mi
addormento in fretta e Chicca rimane molto a contare le stelle e le pecore.
Alle 5 attacchiamo. Per lei una nuova esperienza. Arrampicare con la frontale.
Ormai i tiri li conosco e veloci raggiungiamo il nostro punto più alto poco dopo
le 10. Salgo obliquando per evitare una fascia di tetti. Sul bordo sinistro
supero uno strapiombo e dopo una decina di metri una comoda cengia mi obbliga a
fermarmi. Chicca sale veloce fino alla pancia. Ha anche lo zaino e non è troppo
leggero. Sento un urletto. E’ volata! La devo calare alcuni metri finché
riprende contatto con la parete. Altro tentativo e altro volo. Ma lei ride
anche se ha un po’ di paura perché gira su se stessa. Al quarto tentativo esce
da quella “tetta”. Arrivata alla sosta la bacio per farle i miei complimenti.
Ora la parete ha perso la sua verticalità e un paio di tiri facili ci conducono
alla base dell’ultimo pilastro ripido. Un tentativo fallito, poi un altro e la
soluzione. Un breve tiro di 35 metri mi porta coi piedi su un comodo
pilastrino. La parete sopra di me è gialla, nera e anche strapiombante. Poco
dopo essere partito metto un buon friend e più sopra un’ottima clessidra. A
fatica riesco a fare una sosta quando la corda è ormai finita. Non ci sentiamo
ma Chicca capisce e piano piano, superando diversi strapiombi, arriva da me. Le
tolgo lo zaino e la faccio salire alla cengia sopra di noi. Siamo fuori… Lei ha
le mani disfatte e la pelle delle dita consumata col sangue in superficie. Per
ora ce la prendiamo come nuova via. La chiameremo TRE GIGANTI. Erano 3 ed ero
molto legato a loro. Erano insieme a un corso per Guida Alpina. La terribile
disgrazia al Monte Bianco. Tredici anni fa. Si chiamavano Gianni Berta, il
marito di Chicca, Manuel Köffler e Paolo Cavagnetto (Istruttore), il compagno
della mia dolcissima amica Lio. Erano Grandi, anche come statura e… erano dei
Giganti.
Considerazioni:
Da sempre
sono stato criticato, in modo buono intendo, per le valutazioni delle mie vie. Mi
è sempre stato detto che di difficoltà non capisco niente. Parlavo sempre di
facile, difficile, molto difficile. Estremamente difficile non so perché
significava e significa tutt’oggi che non riuscivo a passare e quindi per me
inqualificabile. Quando però aprivo una via nuova ero obbligato a dare i gradi ed allora me le “sentivo”
sempre. Adesso non sono più un ragazzino e forse ancor di più di difficoltà ci
capisco poco. Per ora il mio schizzo della via non parlerà quindi di numeri, di
scale UIAA o altro. Quando qualcuno andrà a ripeterla chiederò a lui, a loro,
di dirmi i gradi ed allora li scriverò.
I BEAGLE DI GREEN HILL
Li vedi ? liberati dal lager, sulla mia auto , 7 beagle di un anno, l'eta' in cui li spediscono nei laboratori di vivisezione.
Noi invece li portiamo a Lissone nel canile che a loro sembrera' una reggia. Oggi per la prima volta hanno visto la luce del sole. Ci pensi ???
ciao A...
venerdì 3 agosto 2012
I TRE GIGANTI
Alle 22.10 sono tornato a casa. Stamattina ci siamo svegliati alle ore 4. Ah, ero con Chicca che oggi mi ha lasciato senza parole. Abbiamo aperto, o meglio, finito di aprire una via al Crozzon di Brenta. Prossimamente vi racconterò tutta la storia di questa nostra salita. Per ora solo il nome che abbiamo dato alla nostra via. A ricordo di tre Grandi fra cui il marito di Chicca, Gianni. "I Tre Giganti", (Gianni, Manuel e Paolo) Ci lasciarono 13 anni fa sulle montagne del Monte Bianco.
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