Ueli Steck muore in un incidente all'Everest
30.04.2017 di Vinicio Stefanello
È
morto Ueli Steck in un incidente all’Everest. Il corpo del 40enne fuoriclasse
svizzero dell’alpinismo è stato ritrovato senza vita vicino al Campo 1 sulla
vicina parete Nuptse, dove si stava acclimatando per affrontare uno dei
progetti himalayani più incredibili: la traversata Everest - Lhotse.
Secondo The Himalayan Times e
diverse altre fonti, Ueli Steck è
morto sulla parete Nuptse nei pressi del Campo 1 dell’Everest. Il corpo senza
vita del 40enne alpinista svizzero sarebbe stato scoperto da sei soccorritori.
Non
si conosce ancora la dinamica dell’incidente; Steck si stava acclimatando per
tentare la traversata Everest - Lhotse, e la settimana scorsa aveva già
trascorso due notti al Campo 2. Si trovava da solo perché Tenji Sherpa, con cui
avrebbe dovuto tentare la traversata, si stava riprendendo da dei congelamenti.
Inutile
dire che con Steck se ne va un grandissimo dell’alpinismo, non solo uno dei più
grandi degli ultimi 20 anni ma anche di sempre.
Ritratto Ueli Steck, pubblicato il 16/08/2016
Difficile, se non impossibile, descrivere l'alpinismo di questo fuoriclasse svizzero della montagna. E, forse, è anche riduttivo fermarsi a quel Swiss Machine ormai diventato l'appellativo con cui è conosciuto in tutto il mondo. Di sicuro c'è che l'aggettivo più usato per le sue salite è "incredibile". E non solo per i suoi record di velocità che sono il suo "marchio di fabbrica".
Difficile, se non impossibile, descrivere l'alpinismo di questo fuoriclasse svizzero della montagna. E, forse, è anche riduttivo fermarsi a quel Swiss Machine ormai diventato l'appellativo con cui è conosciuto in tutto il mondo. Di sicuro c'è che l'aggettivo più usato per le sue salite è "incredibile". E non solo per i suoi record di velocità che sono il suo "marchio di fabbrica".
Quella di Ueli è
soprattutto una storia di passione per la montagna. Di un amore per quelle
montagne, in particolare l'Eiger, che l'hanno visto nascere. Una passione che
lui interpreta, spessissimo, ad altissima velocità. D'altra parte si potrebbe
dire che viene da una immensa, e forse inimitabile, scuola: quella del suo
conterraneo Erhard Loretan, un
grandissimo dell'alpinismo di tutti i tempi. Ueli, quella determinazione e
anche quella velocità, l'ha interpretata a modo suo. Basti guardare alla Nord
dell'Eiger e alle sue corse solitarie sulla via
Heckmair. Nel 2007 stupisce tutti
salendola in 3h 54' (battendo il precedente record di Christoph Hainz di 4h 30'). Nel 2008 si
"migliora" in 2h 47'. Mentre nel 2015 sprinta il tutto in 2h
22'. Pensando ai tempi normali di un forte alpinista (almeno una
giornata) è stupefacente. Ma non è certo a questo che Ueli mira. Non è solo
questo il suo alpinismo. Val la pena ricordare infatti, per restare all'Eiger,
l'apertura nel 2001 di "The Young Spider",
la nuova Superdiretissima e una delle vie più difficili della Nord.
Perché non è solo
veloce Ueli, è uno che viaggia anche ad altissima difficoltà. Anzi, a guardar
bene ha sempre usato i suoi record di velocità per costruire le basi del suo
alpinismo di punta. Così i suoi record sull'Eiger, ma anche sulla Nord del
Cervino (via Schmid in 1h 56' nel 2009), sulle Jorasses (via Colton-Macintyre in 2h 21' nel 2008 e via Ginat in 2h 8' nel 2010), fanno da contraltare
alle sue grandi salite in Himalaya. Spesso solitarie, spesso su cime e pareti
inviolate.
Il suo periodo
himalayano inizia nel 2001 con una nuova via sul bellissimo Pumori (7161m) con
Ueli Bühler. Poi, nel 2005, arrivano le prime solitarie del Cholatse
(6.440m) e del Taboche (6542m) nella Valle del Khumbu. Nel 2008
con Simon Anthamatten la nuova via Scacco Matto sull'inviolata parete Nord del Tengkangpoche (6487m)
che gli valse il Piolet d'Or.
Ricordiamo anche la salita solitaria del 2011 dello Shisha Pangma in
10 ore e 30'. Ma anche le sei vette di 8000 metri salite compreso il gigante
dei giganti, l'Everest, che gli ha richiesto due tentativi.
Sicuramente
però è la paurosa e bellissima parete Sud dell'Annapurna la sua montagna
himalayana, il suo Ottomila da visionario. Quello che l'ha più impegnato e che
più ha riempito i suoi sogni, e non solo. L'ha tentata in solitaria per una via
nuova già nel 2007 (all'epoca non aveva ancora salito nessun 8000). Quella
prima volta fu fermato da una scarica di sassi che l'ha travolto per 300 metri.
Ci
ritenta subito dopo, nel 2008, questa volta con Simon Anthamatten... ma
quell'anno successe qualcosa di particolare, di doloroso anzi di tremendo. Ueli
e Simon abbandonarono il loro tentativo sulla Sud prima ancora di iniziarlo.
Risposero alla chiamata di aiuto per soccorrere il forte alpinista spagnolo
Iñaki Ochoa de Olza che si era sentito male a 7400 metri. Fu una corsa contro
il tempo, un'incredibile ma anche pericolosa gara di solidarietà a cui
parteciparono molti alpinisti e sherpa tra cui anche Denis Urubko. Ueli fu
l'unico a raggiungere, dopo indicibili sforzi, lo sfortunato alpinista
spagnolo. Ma non ci fu nulla da fare, Iñaki gli morì tra le braccia. Un colpo
terribile, e una storia di solidarietà in alta quota più unica che rara.
Poi la conclusione
del viaggio "impossibile". Nel 2013 per Ueli arriva la
pazzesca solitaria sulla Sud dell'Annapurna: 28 ore andata e ritorno
al CBA. La linea è quella già tentata dai fortissimi Jean-Christophe Lafaille e
Pierre Beghin nel 1992, e terminata con la tragedia, la morte di Beghin e la
disperata fuga verso la salvezza di Lafaille. E' un successo che scuote e
lascia sbigottito tutto il mondo dell'alpinismo. E' il suo secondo Piolet d'Or.
Ueli (che non era partito per una solitaria ma che aveva deciso di proseguire
da solo dopo la rinuncia del suo compagna) dirà che è stato possibile grazie
alle condizioni perfette della parete. Irripetibile!