“Questa storia partecipa al Blogger Contest.2017”
«Il pianto delle innocenti»
testo e foto di Ermanno Salvaterra / Massimeno (TN)
Era un lunedì di settembre e un amico era venuto a trovarmi al rifugio. Anche lui nel Soccorso Alpino e mi aveva detto che oltre cento pecore e una capretta erano incrodate sulla parete di una montagna vicina alla Cima Presanella a circa 3000 metri. Erano già stati con l’elicottero della Provincia di Trento a fare un sopralluogo. Qualcuno però aveva detto di “lasciar perdere” e di “lasciarle” al loro destino.
Forse voi non sapete quanto siano importanti gli animali per me e quindi subito ho parlato con il capo del Soccorso Alpino di Pinzolo e poco dopo mi ha richiamato per dirmi che la mattina successiva saremmo andati su a provare qualcosa.
Il giorno dopo il tempo era pessimo e quindi non si era fatto niente.
Si era parlato di rimandare a più avanti ma io stavo male al pensiero di quelle povere creature. Quello stesso giorno sono sceso dal rifugio.
Ho percorso la Val Genova e poi su per il ripido sentiero. Arrivato alla base della parete ho sentito il lamento di una capretta e il triste belare incessante di tante pecorelle. A fatica ne ho raggiunta qualcuna ma era impossibile farmi seguire. Roccia troppo difficile.
Sono tornato alla base per cercare da dove erano salite ma non sono riuscito nel mio intento a farle scendere e quindi con gli occhi pieni di lacrime sono tornato a casa e ancora mi sono sentito dire che gli elicotteri erano impegnati fino a sabato e le previsioni del tempo si facevano brutte. Il problema dell’elicottero era importante per poter portare su tutto il materiale necessario: circa 500 metri di corde statiche oltre al resto dell’attrezzatura. Sono tornato al rifugio e al
mattino mi sono permesso di telefonare in Provincia e ho avuto la comprensione e l’appoggio della Assessora all’Ambiente. Al pomeriggio l’elicottero è passato a prendermi al rifugio e con altri cinque membri del soccorso fra cui il Capo della Stazione di Pinzolo ci siamo fatti scaricare alla base della parete. Dopo alcuni tentativi abbiamo individuato il punto dove potevano essere salite. Era quindi il posto dove saremmo potuti scendere con le pecorelle. Alle 19.30 un gruppetto di quattordici erano finalmente alla base a brucare l’erba.
La mattina seguente, sempre con l’aiuto dell’elicottero e dei
bravissimi piloti, insieme ad altri cinque uomini del Soccorso, siamo tornati lassù e dopo avere traversato e attrezzato con corde fisse quasi400 metri di parete abbiamo cominciato a spingere il gregge verso la salvezza.
Mentre gli altri continuavano a far percorre alle pecore le esili
cenge verso il canale di uscita in due siamo scesi con tre corde doppie dalla capretta che con il suo belare, non simile ma uguale ad un lamento di un bambino che impaurita cerca la mamma, ci indicava il posto in cui si trovava. Indescrivibile la sua discesa come pure i posti in cui quei poveri animali erano passati. Si è anche messo a nevicare e vedere gli
animali scivolare era per me una cosa tristissima.
Purtroppo durante le quasi due settimane trascorse su quella
montagna, circa venti pecore erano cadute dalla parete. I loro corpi sono stati recuperati due giorni dopo. Per fortuna altre ottantaquattro pecore e la capretta sono riuscite a raggiungere nuovamente i pascoli.
Questo per me è stato sicuramente il mio soccorso più gratificante e impegnativo della mia vita. Ringrazio anche i ragazzi che hanno lavorato tanto per salvare quelle povere bestiole indifese che altrimenti avrebbero continuato a soffrire fino alla fine. Sono anche molto grato alle persone sensibili della nostra cara Provincia di Trento. Ora guardo
le foto, la tenerezza dei lo sguardi e vedo la sofferenza nei loro occhi per quanto hanno vissuto, la dura lotta che hanno dovuto combattere per resistere e ritornare alla vita… E mi sento bene.
“Questa storia partecipa al Blogger Contest.2017”