martedì 27 settembre 2022

LUNA SUL CAMPANILE BASSO

 La triste notizia che ho sentito oggi è che Marco Diliberto, uno dei parapendiisti, che ha contribuito a queste immagini, se n'è andato fra i monti! 

https://www.ildolomiti.it/montagna/2022/la-gallery-storia-della-fotografia-perfetta-tra-trigonometria-studi-e-una-luna-gigante-frizzera-da-tre-anni-aspettavamo-di-fare-questo-scatto

sabato 17 settembre 2022

Un Grande Uomo

 https://www.planetmountain.com/it/notizie/eventi/yvon-chouinard-cede-patagonia-non-profit-unico-azionista-il-pianeta.html

martedì 26 luglio 2022

CHE SCHIFO LA CHIESA

(...) e il Papa va in Canada! A fare che? A chiedere scusa. Si deve e si devono vergognare per quello che hanno fatto. Di certo non dirà: "Vi farò avere un miliardo di Dollari per darvi un piccolo aiuto per ciò che vi abbiamo fatto"! 

Ma vi rendete conto quello che abbiamo fatto alle persone native di quelle terre? Noi "occidentali", noi civili...

Una vicenda agghiacciante che vede protagonisti 150mila  bambini indigeni sottratti alle loro famiglie e costretti a seguire programmi di rieducazione per conformarsi alla cultura occidentale

Le residenze furono fondate nel 1883 dal governo canadese, presentate come strutture di integrazione innovative e gestite dalla Chiesa cattolica e da quella anglicana.

I bambini, appartenenti alle tribù Inuit, Métis, e Prime Nazioni, venivano tolti ai genitori quando avevano solo quattro anni e sistemati in collegi dove erano obbligati a seguire un programma di istruzione e rieducazione: durante il periodo di studi non gli era permesso parlare la loro lingua e venivano obbligati a conformarsi alla cultura canadese attraverso abusi mentali, fisici e sessuali.

mercoledì 6 luglio 2022

PONTREMOLI 9 LUGLIO 2022

 SABATO 9 LUGLIO 2022

PONTREMOLI, PIAZZA DELLA REPUBBLICA

Ore 21,00
Salotto del Bancarella Sport
Intervengono i vincitori del Premio Selezione 2022:
Alessandro Alciato, Marino Bartoletti, Marco Ciriello, Elisa Di Francisca, Gianpaolo Ormezzano,
Gaia Piccardi, Ermanno Salvaterra, Andriy Shevchenko
e
Gianfelice Facchetti con il libro C’era una volta a San Siro, Piemme “LIBRO SEGNALATO
PREMIO BANCARELLA SPORT 2022”
Premiazione dei volumi finalisti:
FORZA GENTILE – BALDINI+CASTOLDI
GIU’ LA MASCHERA – SOLFERINO
IL RITORNO DEGLI DEI - CARLO GALLUCCI EDITORE
IO C’ERO DAVVERO – EDIZIONI MINERVA
PATAGONIA, IL GRANDE SOGNO – MONDADORI
VALENTINO ROSSI, IL TIRANNO GENTILE – 66THAND2ND
CERIMONIA DI ASSEGNAZIONE DEL
59° PREMIO BANCARELLA SPORT
Conducono: Paolo Liguori e Laura Gioia 

domenica 22 maggio 2022

PREMIO? ? ?

 “Il grande sogno” di Ermanno Salvaterra tra i libri vincitori del 59° Premio Selezione Bancarella Sport 2022

“Il grande sogno” di Ermanno Salvaterra tra i libri vincitori del 59° Premio Selezione Bancarella Sport 2022

Molto più che scherma, calcio, alpinismo e motociclismo al 59° Premio Bancarella Sport. A contendersi l’edizione 2022 esperienze di vita, imprese faticosissime, intrecci di attualità, omaggi alle carriere di memorabili Campioni.

Cinquantuno i volumi in gara. La Commissione di scelta, guidata come sempre, con grande professionalità dal Presidente Paolo Francia ha analizzato la miglior produzione editoriale in ambito sportivo pubblicata nel 2021 ed ha decretato i sei Vincitori del Premio Selezione Bancarella Sport. Ignazio Landi, Segretario del Premio, Giovanni Tarantola e Pietro Mascagna in rappresentanza della Fondazione Città del Libro, Roberto Lazzarelli e Angelo Panassi, Presidenti delle Associazioni dei Librai indipendenti, Giacomo Santini per il Panathlon International, Danilo Di Tommaso, Responsabile della Comunicazione e Media del CONI, il Presidente dell’ USSI Gianfranco Coppola, i Direttori, rappresentanti delle più importanti testate giornalistiche e televisive, Alessandra De Stefano (RAI SPORT), Paolo Liguori (MEDIASET), Giovanni Bruno (SKY), Ivan Zazzaroni (CORRIERE DELLO SPORT-STADIO), Xavier Jacobelli (TUTTOSPORT), Stefano Barigelli (GAZZETTA DELLO SPORT), hanno decretato con le loro scelte i seguenti libri,

Vincitori del Premio Selezione Bancarella Sport 2022

·      FORZA GENTILE. LA MIA VITA, IL MIO CALCIO, di Andriy Shevchenko con Alessandro Alciato, edito da Baldini+Castoldi;

·      GIU’ LA MASCHERA. CONFESSIONI DI UNA CAMPIONESSA IMPERFETTA di Elisa Di Francisca con Gaia Piccardi, edito da Solferino;

·      IL RITORNO DEGLI DEI, di Marino Bartoletti, edito da Gallucci Editore;

·      IO C’ERO DAVVERO. REPORTAGE DA DUE VIRUS: IL COVID E IL GIORNALISMO, di Gian Paolo Ormezzano, edito da Minerva Edizioni;

·      IL GRANDE SOGNO, di Ermanno Salvaterra, edito da Mondadori;

·      VALENTINO ROSSI, IL TIRANNO GENTILE, di Marco Ciriello, edito da 66thand2nd.

Gli Autori Vincitori il Premio Selezione, conosceranno nella serata di assegnazione del premio, il 9 luglio a Pontremoli, il verdetto che uscirà dall’urna, dalla quale il Notaio Dott.ssa Sara Rivieri, estrarrà e leggerà, in seduta pubblica, le preferenze espresse sulle schede che le saranno state recapitate a tale data dai votanti.

Nel frattempo infatti, i volumi finalisti verranno sottoposti alla lettura e valutazione dei componenti la “Grande Giuria”, ovvero: i librai indipendenti appartenenti alle due Associazioni promotrici dei Premi Bancarella e gli elettori designati dal Panathlon Distretto Italia e dall’Unione Nazionale Veterani dello Sport.

Saranno due gli appuntamenti, organizzati in collaborazione con il Panathlon International – Distretto Italia, che permetteranno di conoscere gli Autori e i rispettivi libri finalisti: il 19 maggio p.v. a Lucca ed in “Piazzetta” a Portofino il 15 giugno.

Altri appuntamenti immancabili della serata di Pontremoli saranno la consueta consegna del premio alla carriera giornalistica, “Bruno Raschi”, e da quest’anno un “Premio Panathlon” che verrà assegnato ad uno dei libri partecipanti, che incarni i valori dello sport, dell’uguaglianza, dell’inclusione, della sportività.

Per questa prima edizione il libro ritenuto meritevole di tale riconoscimento sarà “La rossa volante”, scritto da Francesca Porcellato con Matteo Bursi, edito da Baldini+Castoldi.

Ospite speciale della serata di Pontremoli, sarà Alessia Comandini, studente dell’Acme, Accademia di Belle Arti di Novara, che ha realizzato il manifesto del Premio 2022, con il tutoraggio del professor Alfredo Ghidelli.

 

 

vita in porta-ledge - Torre Egger - west face

lunedì 16 maggio 2022

PREMIO BANCARELLA?

 https://www.lanazione.it/massa-carrara/sport/premio-bancarella-sport-1.7673845

mercoledì 20 aprile 2022

martedì 1 marzo 2022

Marc-André Lecrec

 

DESNIVEL RIVISTA.

  

DIFÍCIL SOLITARIA EN EL MACIZO PATAGÓNICO

Impresionante solo de Marc-André Lecrec por la “Corkscrew” del Cerro Torre

El canadiense se lleva la séptima ascensión solitaria del Torre por una de sus líneas más exigentes, nunca escalada antes en solitario, y en el día. Además, Colin Haley y Alex Honnold empalman la Punta Herron y la Torre Egger en el día, y la fructífera temporada patagónica deja también la primera cordada femenina a la Ragni del Torre, y la primera femenina solitaria a la aguja Saint-Exupery.

Autor: Desnivel.com 3 comentarios |   Compartir:   
Línea de la ruta The Corkscrew al Cerro Torre  (Rolando Garibotti)
Línea de la ruta The Corkscrew al Cerro Torre

Según informa el cronista patagónico Rolando Garibotti, que no haya habido buen clima ni buenas condiciones las últimas semanas en el macizo del Fitz Roy no ha sido obstáculo para que se realice mucha e importante actividad.

A destacar la escalada del joven canadiense (22 años) Marc-André Lecrec a la vía The Corkscrew en el Cerro Torre, en lo que sería la primera solitaria a esta exigente vía y probablemente la ascensión más difícil realizada a una torre patagónica en el día. La realizó el pasado 21 de febrero. Según el mismo Rolando Garibotti, “se trata de la vía más dura hecha en solo en el Cerro Torre y solo la séptima solitaria de la montaña (tres por la vía del Compressor y tres por la Via dei Ragni). Hizo la ruta en un día, bajando por el filo sudeste. Las condiciones estaban lejos de ser buenas, con nieve que recubría la roca y verglás por doquier. Un solo de esta magnitud no se veía desde que Renato Casarotto («Dios con bigote») hiciera la primera ascensión del pilar norte del Cerro Fitz Roy en 1979. Ha sido una ascensión titánica”.

«Estuvo lloviendo toda la noche, me empapé, corría agua por las fisuras”

The Corkscrew (5.10d, A1) comienza en la arista sureste y atraviesa luego a la cara sur, donde se une a la Vía dei Ragnipara alcanzar la cumbre. Su primera ascensión corresponde a Ole Lied y Trym Atle Saeland en 2008, quienes siguieron un tramo de la vía del Compresor. La primera ascensión sin utilizar los seguros de la vía del Compresor fue realizada por Colin Haley y Chad Kellog en enero de 2013. La ascensión de Lecrec es aún más impresionante por las malas condiciones que encontrón, en declaraciones a Rock&ice afirma: “Ha estado lloviendo durante la noche, me empapé, no tenía tienda ni funda de vivac y corría el agua por las fisuras”. Ascendió por roca mojada en la zona de abajo y por verglás más arriba, “a menudo tenía que arañar con los dedos para encontrar las presas”, declara Lecrec. Una vez en la zona de arriba encontró que la roca estaba demasiado congelada para poder escalar. “El sol estaba empezando a salir así que me puse a escuchar música durante treinta minutos hasta que se empezó a derretir lo suficiente como para poder seguir. A partir de ahí las condiciones fueron bastante buenas”.

“Uno de los largos tuve que escalarlo tres veces porque la mochila se enganchó»

Escaló en la oscuridad “un 98 por ciento en libre”, empleando la cuerda sólo para protegerse una sección de un par de metros. En los largos más verticales también subió en solo, arrastrando la cuerda para izar su mochila, que dejaba colgando de un gancho fifi en la base de cada largo. “Mi mochila y la cuerda se quedaron enganchadas varias veces, así que tuve que rapelar para liberarlas y después volver a escalar el largo. ¡Uno de los largos tuve que escalarlo tres veces porque la mochila se enganchó dos veces en unas lajas!”, cuenta Lecrec, que iba sin Jumar ni Grigri.

Después de la arista SE dejó su material de roca en una reunión y escaló el resto llevando una mochila ligera.

Es solo la segunda visita a Patagonia del canadiense, que cuenta que quedó impresionado desde que vio una foto cuando tenía unos 10 años. “La vía Corkscrew me pareció un reto perfecto para ir en solitario, me requeriría emplear todas las técnicas que he aprendido tanto en las paredes de roca como en las montañas”.

Recordamos además que unas semanas antes, Marc-André Lecrec junto a Colin Haley habían realizado a Travesía del Oso Buda (1,200m, 5.10, A1, M5, WI 5-6) así como la Directa de la Mentira (1,200m, 5.10, A1, WI 4-5) en el Torre.

Gran intento de la Travesía del Torre en el día, por Colin Haley y Alex Honnold

Ambos escaladores se han quedado muy cerca de realizar la travesía del Cerro Torre ¡en el día! Partieron a las 5AM del Col Standhardt, escalando la ruta Exocet, alcanzaron la cumbre a las 10:30AM, continuaron por Punta Herron y Torre Egger, encarando la Directa de la Mentira alrededor de las 7:30 PM. Aquí encontraron muy malas condiciones, con mucho verglás. A las 3AM llegaron al pie del ante-último largo del Torre, justo cuando el viento empezó a soplar con mucha fuerza. Esperaron dos horas con la esperanza de que amainara, pero al ver que las condiciones no mejoraban decidieron desistir, bajando por la Via dei Ragni. Una escalada impresionante, avanzando muy rápido y liviano, sin material de vivac.

Primera cordada femenina por la vía Ragni del Cerro Torre

Las alemanas Christina Huber y Caroline North hicieron la primera ascensión de la Via dei Ragni en cordada femenina, escalando en libre y sin ninguna ayuda externa. La única otra ascensión del Torre en cordada femenina había sido hecha en el 2005 por Monika Kambic y Tanja Grmovsek, por la Via del Compresor.

Primera solitaria femenina a la aguja Saint-Euxpery

La norteamericana Brette Harrington (22 años) firma la primera ascensión femenina en solo de la clásica Chiaro di Luna (750m 6b+), despachando la ruta en apenas tres horas, convirtiéndose con ello en la primera mujer que hace una de las agujas del macizo en solo. Brette conocía bien la vía, pues unos días antes la había escalado formando cordada con su pareja, que no es otro que Marc André Lecrec.

Fuente: PATAclimb.com y Rockandice.com

lunedì 31 gennaio 2022

CIAO KORRA!




Ricordo quando ci siamo parlati dopo il tuo primo tentativo a quella parete mi dicesti che saresti tornato. 

Era solo l'8 giugno quando sulla tua pagina di Facebook avevi pubblicato una pagina:

"Dopo una lunga attesa ho avuto il piacere di ricevere l’ultimo libro del grande Ermanno Salvaterra. Gran bel libro che sto leggendo e che mi sta facendo venire una gran voglia di ritornare al più presto in quel posto incredibile. Grazie Ermanno"

Ciao Korra, ti porterò con me e so che mi aiuterai!


da PLANETMOUNTAIN.COM 

Cerro Torre: Matteo Della Bordella racconta il tentativo di soccorso a ‘Korra’ Pesce

Report ufficiale di quanto accaduto sul Cerro Torre dal 25 gennaio al 28 gennaio
Matteo Della Bordella, Matteo De Zaiacomo e David Bacci, qualche giorno fa, hanno aperto una nuova via sulla Est del Cerro Torre. Poco dopo, su quelle stesse pareti, si consumava una tragedia: moriva il forte alpinista italiano Corrado “Korra” Pesce, anch’egli impegnato sul Torre con l’argentino Tomás Aguiló.
La cordata di Della Bordella si è unita a quella di Pesce e di Aguiló dopo aver completato la salita del diedro degli inglesi e traversato fino alla Nord del Torre. Da qui in avanti hanno proseguito insieme per gli ultimi 300 metri di salita.
Raggiunta la vetta le due cordate si sono separate: Pesce e Aguiló hanno preferito scendere in notturna lungo la parete Nord; i due Matteo e David hanno deciso di bivaccare in cima per poi scendere la mattina seguente lungo la via del Compressore. Arrivati ai piedi della montagna, verso le 17, vengono informati dell’incidente che ha coinvolto l’altra cordata. Conoscendo l’itinerario Matteo si rende subito disponibile per partecipare al soccorso…
Il racconto di Matteo Della Bordella
Cerro Torre. Foto arch. Matto Della Bordella/Matteo De Zaiacomo/David Bacci
“Martedì 25 gennaio. Sono le 11.30, David Bacci, Matteo De Zaiacomo “Giga”, ed io (Matteo Della Bordella) attacchiamo la parete Est del Cerro Torre, per la via aperta da Maestri ed Egger nel 1959, fino al nevaio triangolare. Da qui proseguiamo con altri 5 tiri di placca molto ingaggiosa e giungiamo in prossimità del cosiddetto “box degli inglesi”. Del box ormai rimangono solo poche lamiere accartocciate e questi non offre alcun tipo di riparo o possibilità di bivacco. Abbiamo la nostra portaledge e la montiamo per passare la notte. Mentre scaliamo vediamo Tomás Aguiló “Tomy” e Corrado Pesce “Korra” fissare le corde sui primi tiri della loro linea, la quale si trova circa a 150 metri dalla nostra, per poi fare ritorno alla loro tenda.
Mercoledì 26 gennaio. Durante una faticosa e lunga giornata di scalata, saliamo lungo tutto il “diedro degli inglesi”, dove corre il tentativo di Burke e Proctor del 1981. Percorriamo alcune delle lunghezze estremamente faticose e difficili, la parete è sempre strapiombante e non c’è nemmeno una piccola cengia per appoggiare i piedi in sosta. Stremati dalla lunga giornata, montiamo nel vuoto alla fine del diedro Durante la giornata vediamo Tomy e Korra salire lungo la loro linea e bivaccare su una piccola cengia all’altezza del box e circa 50 metri più a destra.
Giovedì 27 gennaio. Usciamo dal grande diedro e con un corto traverso raggiungiamo la parete Nord del Torre. Qui troviamo una piacevolissima sorpresa: incontriamo gli amici Tomy e Korra impegnati ad aprire la loro nuova via. Mancano circa 300 metri alla vetta e decidiamo di unire le forze per la parte finale. Korra è il più fresco e il più forte, si mette in testa alla cordata, Tomy lo segue e noi dietro di loro ripercorriamo i tiri appena aperti. Dal punto di vista mentale seguire una “macchina” come Korra è un vantaggio enorme. Alle 17 Tomy e Korra arrivano in cima al Cerro Torre, hanno aperto una via grandiosa sulla montagna più bella e del mondo. Mezz’ora più tardi David, Giga ed io li raggiungiamo sulla vetta. Anche noi abbiamo aperto una nuova via sul leggendario Cerro Torre, non è solo un grande sogno questo, ma è sicuramente la via più bella, importante e difficile che abbiamo mai percorso nelle nostre vite. Pochi istanti dopo esserci congratulati gli uni con gli altri, le nostre strade si dividono. Tomy e Korra avevano pianificato la discesa notturna (per ridurre al minimo il pericolo di crolli e scariche) lungo la parete Nord. Noi invece abbiamo pianificato di bivaccare in cima e quindi scendere il giorno successivo lungo lo spigolo Sud Est, la cosiddetta “via del compressore”. Loro provano a convincere noi a scendere insieme a loro, noi viceversa proviamo a convincere loro a scendere con noi, ma tutti decidono di rispettare le proprie originarie intenzioni.
Venerdì 28 gennaio. Tomy e Korra scendono al buio lungo la parete Nord e quando raggiungono il luogo dove avevano lasciato sacchi a pelo e materiale da bivacco decidono di riposarsi un paio di ore, prima di continuare la lunga discesa. In quelle due ore, mentre stavano riposando vengono travolti da un’enorme scarica di ghiaccio e sassi che ferisce gravemente Tomy e ancor più gravemente Korra, il quale rimane completamente paralizzato, impossibile a muoversi, per i traumi riportati. La montagna è enorme e noi dalla cima del Torre, dove stiamo passando la notte siamo assolutamente ignari dell’accaduto. La mattina iniziamo la lunga discesa a corde doppie per la via del compressore. Dopo circa 30 corde doppie, alle 17 raggiungiamo, al limite delle nostre forze, il ghiacciaio alla base del Cerro Torre. In quel preciso momento, capiamo che è successo qualcosa. Incontriamo sul ghiacciaio un team di alpinisti che ci comunica di un incidente avvenuto a Tomy e Korra. Dalle informazioni a nostra disposizione ci viene comunicato che Tomy è riuscito a scendere fino a circa 300 metri da terra, mentre Korra è ferito in maniera grave, non ha dato nessun segnale e non si hanno notizie certe sulla posizione in cui si trova.
Grazie al nostro drone, individuiamo la posizione precisa di Tomy, ma purtroppo non siamo in grado di localizzare Korra. Quindi iniziamo le operazioni di soccorso a Tomy circa alle 18 di sera. Conoscendo bene quella parete e pur essendo estremamente provato dalla nostra salita, mi metto al comando della cordata di soccorso. Dietro a me l’alpinista svizzero Roger Schali, quindi il tedesco Thomas Huber, infine l’argentino Roberto Treu. In circa 3 ore ripercorriamo i 7 tiri della nostra via fino a nevaio triangolare, quindi con una traversata di 60 metri raggiungiamo Tomy. Quando finiamo di mettere in sicurezza Tomy e farlo scendere, accompagnato da Thomas Huber e Roberto, è già passata la mezzanotte. Si è alzato un vento fortissimo, la temperatura è precipitata. Io e Roger siamo soli sulla montagna con una sola corda a disposizione, cerchiamo di chiamare o avere notizie su Korra, ma non riceviamo alcun segnale. Tomy ci aveva comunicato che si trovava 300 metri sopra di lui e in condizioni estremamente gravi, tuttavia né tramite droni, né tramite i binocoli, nessuno durante la giornata è stato in grado di localizzarlo.Roger ed io, aspettiamo fino alle 3 di notte al freddo e al vento sul nevaio triangolare in attesa di qualche risvolto positivo, che tuttavia non arriva. Quando, inizio ad avere alcuni svarioni, non sentire più i piedi dal freddo e sentire una musica nella mia testa, capisco che è il momento di scendere, perché a malapena potrei badare a me stesso in quelle condizioni. La decisione è amara, ma purtroppo siamo già ben oltre i nostri limiti fisici e psicologici, capiamo che Korra resterà per sempre su quella montagna. A posteriori ci verrà comunicato dall’equipe medica del soccorso che nelle condizioni di Korra, ogni speranza di trovarlo vivo sarebbe stata vana.
Un enorme ringraziamento va a tutti gli alpinisti coinvolti nel soccorso, in particolare a Thomas Huber, che con la sua visione lucida è stato in grado di coordinare le operazioni in parete. Ed anche a tutte le persone che hanno partecipato nel soccorso a Tomy, per trasportarlo dai piedi della parete fino all’accampamento Nipo Nino. E’ stato un lavoro di squadra incredibile con più di 40 persone coinvolte, sia argentine che di altre nazionalità, che per tutta la notte e a discapito di rischi personali, si sono mobilitate dal paese di El Chalten, stando per 40 ore di fila senza dormire, per portare Tomy in salvo. Una ennesima grandissima dimostrazione di solidarietà nel mondo alpinistico.
Chiamiamo la via appena salita da David, Giga ed io, “Brothers in Arms” in onore di Matteo Bernasconi, Matteo Pasquetto, Korra Pesce e tutti i nostri fratelli che sono mancati sulle montagne che tanto amiamo.” (Matteo Della Bordella)