Il mio diario... o meglio, ciò che mi passerà per la testa di scrivere delle mie giornate, di quello che faccio. Non so quanto diario sarà, nel senso che sicuramente non lo farò tutti i giorni. Cercherò di essere il meno ripetitivo possibile, anche se mi sarà difficile perché più o meno faccio sempre le stesse cose. Vivo in un mondo tutto mio. Potrei dire che la mia vita trascorre nel mondo delle fiabe. Grazie e siate positive/i...
venerdì 30 maggio 2008
ORESTE
martedì 20 maggio 2008
LA GRANDE FAMIGLIA DELLO GNOMO RATBARBASTREL
Zoe sta bene. E' venuta anche ieri sera a trovarci. Stamattina ho girato per uffici, se così si puo' dire. Poi mi sono fatto una bella corsa e mentre correvo ho pensato ad una nuova fiaba. Forse perche' pensavo al tesoro della mia cagnolina sono stato ispirato...
LA GRANDE FAMIGLIA DELLO GNOMO RATBARBASTREL
C’era una volta, nella grande valle degli gnomi, una famiglia alquanto povera. Avevano un pezzo di terra ma era tanto arido che riuscivano a coltivare poca verdura. Il grande gnomo, Ratbarbastrel, era gia’ padre di 6 gnomini ed un giorno la mamma, Sfotla, partorì 4 gemelli. Con grandi sacrifici Ratbarbastrel riusciva a portare a casa sempre qualcosa da mangiare. Poi inizio’ a privarsi lui per mettere qualcosa in bocca ai suoi gnomini. Anche Sfotla ormai non mangiava piu’, pur di veder crescere le proprie creature. Un giorno decisero di andare a chiedere aiuto al Re. Furono accolti alla corte reale dal Re Valastun e da Fase’, la Regina. Dai loro volti capirono quanto erano affamati e donarono loro un terreno tanto fertile che cambio’ la loro vita. Ora avevano tutto. Il cibo ed il calore della famiglia. Molte sere rimanevano tutti fuori dalla loro umile casetta a guardare il cielo ed a contare le stelle cadenti. Un bel giorno Ratbarbastrel, mentre lavorava la terra, sentì la vanga cozzare contro qualcosa di metallico. Scavo’ e trovo’ un cofano antico di bronzo. Lo aprì e rimase accecato dalle pepite d’oro luccicanti che conteneva. Non lo tenne per se'. Corse dal Re e gli consegno’ il tesoro. Valastun racconto’ a Ratbarbastrel la storia di quel forziere d’oro. Il fatto risaliva a tanti anni prima. Le vecchie pergamene raccontavano che quel lontano giorno arrivarono gli invasori. Erano esseri umani. Cattivi, crudeli e senza cuore. Fu uno sterminio quasi totale. Pochi riuscirono a fuggire rifugiandosi in montagna. La strage venne compiuta perche’, quegli esseri, erano convinti che nel sottosuolo ci fosse oro nero. Prima di essere sopraffatti, pochi poveri gnomi, riuscirono a raccogliere nel forziere tutte le loro ricchezze ed a seppellirle. Il valore di quel tesoro era incalcolabile. Valastun fuse l'oro e creo’ tanti cuoricini. Ci fu una grande festa nella valle. Tutti gli gnomi erano presenti ed il Re dono' ad ognuno di loro un cuore d'oro. E vissero tutti felici e contenti!
sabato 17 maggio 2008
E' ARRIVATA ZOE
giovedì 15 maggio 2008
CHE BRUTTA GENTE
mercoledì 14 maggio 2008
PENSIERI
lunedì 12 maggio 2008
IL MIO ORTICELLO
domenica 11 maggio 2008
CIMA TOSA - FREE TIBET
IMMAGINI DELLA GIORNATA
venerdì 9 maggio 2008
CIAO GRANDE BRUNO
giovedì 8 maggio 2008
LA BRUTTA STREGA
LA BRUTTA STREGA C’era una volta una strega che si chiamava Ginevra. La sfortuna volle che fosse brutta, proprio tanto brutta. Era quasi sempre sola ma raramente era triste. Non lo era perche’ brutta ma perche’ si sentiva sola, isolata dalle altre streghe belle. Faceva dei grandi giri con la scopa. Amava la natura e soprattutto la montagna. Gli piaceva andare veloce fra le guglie piu’ ardite e nelle gole piu’ impervie. Passava giornate intere sulle montagne ed ogni tanto si fermava su qualche cima ad ammirare le bellezze che il mondo le offriva. Amava gli animali che ormai non avevano piu’ paura di lei. Ma la brutta strega aveva un animo tanto buono. Un giorno si fermo’ alla base di una montagna. La parete che stava sopra di lei era altissima, ripidissima e di un colore rosa antico. Chissa’ cosa gli passo’ per la testa quel giorno. Non c’era nessuno. Solo un branco di camosci si fermarono a guardarla incuriositi. Lascio’ la scopa alla bese ed inizio’ a salire. Non aveva mai arrampicato fino ad allora. Gli piacque subito pero’. Sarebbe stato un spettacolo vedere come saliva. Veloce come una gazzella, leggera come una libellula, elegante come una modella. I suoi capelli neri, sciolti e disordinati dal vento che gli arrivavano alla vita. Le mutande nere a braghetta e le calze lunghe, anch’esse nere, di raso, tenute su da due ramoscelli di ulivo. Le scarpe erano coi tacchi a spillo, bellissime anche se un po' sporche di fango. Supero’ anche gli strapiombi piu’ difficili con facilita’. Ginevra era quasi in cima. Improvvisamente un piede scivolo’. Anche una mano si stacco’ dall’appiglio. Tutti e due i piedi erano nel vuoto. La strega era appesa solamente alle dita di una mano. Provo’ a riprendere il contatto con la roccia ma non ci riuscì. Allora si lascio’ andare ma, non chiuse gli occhi. Mentre cadeva a braccia aperte, girando su se stessa, guardava verso il cielo e mai come quella volta gli era parso tanto azzurro. Era tanto tranquilla. Cerco’ di vivere intensamente quel lungo momento. Ma non ci fu il tonfo finale. Arrivo’ un’aquila, la prese per l’elastico delle mutande, la porto’ più giu’, con strabilianti evoluzioni e la lascio’ cadere solo quando era quasi a terra. I camosci videro quanto stava accadendo. Tutte le camozze si misero vicine e in centro ed il maschi in cerchio all’esterno per formare un muretto di sicurezza con le corna. Volevano attutire la caduta. L’impatto fu morbido ma la strega non dava segni di vita. Rimasero giorni e notti ad accudirla, leccandola e imboccandola con l’erbetta di montagna e gli iloznopar, i fiori di alta montagna. Quando capirono che si stava riprendendo se ne andarono. La strega si risveglio’, prese la sua scopa e ritorno’ al suo villaggio. La piazza era gremita di streghe che piangevano la sua scomparsa. Il suo atterraggio venne accompagnato da un’ovazione incredibile. La riconobbero dal suo modo di guidare la scopa e dalle ultime curve prima che toccasse il suolo. Quando si avvicinarono a lei non la riconobbero… Ma era lei, era proprio lei, Ginevra. Solo lei aveva i capelli così arruffati… ma era bellissima. Nessuna strega era tanto bella come lei, nessuna. Ma cos’era successo? Forse era stata la caduta, o la serenita’ con cui aveva fatto quel volo di mille metri, o forse erano state le cure affettuose dei camosci, o forse i loro baci, o le loro leccatine o la loro saliva alpestre. Forse tutto questo, forse… Era la piu’ bella di tutte. Non osava guardarsi allo specchio anche se aveva capito dalle facce delle streghe che ora non era piu’ brutta. Era felice per l’esperienza vissuta. Il giorno dopo ritorno’ alla base della montagna che aveva scalato. Pianto’ molti alberi di mele, semino’ tanta erba per tutti quegli animali e lascio’ tante bistecche di soia per l’aquila. Era il suo piccolo ringraziamento per chi l’aveva salvata e curata. E per chi l’aveva resa bella. E tutti vissero felici e contenti…
lunedì 5 maggio 2008
AI TEMPI DEGLI GNOMANI
AL TEMPO DEGLI GNOMANI C’era una volta una grande valle dove vivevano tanti gnomi felici. Il posto era splendido e si trovavano le rovine dei tempi antichi. Gli gnomi vivevano all’interno di quelle vecchie costruzioni e la loro vita era simile a quella degli antichi gnomani. Le case erano accoglienti, calde ed ospitali. Gli gnomi si accontentavano di cio’ che avevano. L’acqua era in tutte le case. L’impianto fognario pure. Tutto cio’ che usavano, era stato costruito oltre duemila anni prima, nel periodo dell’impero “gnomano”. Un giorno pero’ giunsero nella valle degli esseri strani. Da quanto potevano sapere gli gnomi piu’ anziani forse si trattava di esseri umani. Non si sapeva da quale terra fossero giunti. Si vedeva da lontano che si credevano ricchi, da quanto urlavano, a cosa mangiavano, a quello che buttavano alla fine dei loro pasti ingordi, dallo sporco che lasciavano al suolo. Non cercavano nessun rapporto con gli gnomi che erano molto intimoriti della loro presenza. Fu quasi un’invasione! Gli gnomi ben presto intesero cosa volevano fare. Iniziarono a costruire case con mattoni bianchi, portati da chissa’ dove. In poco tempo l’ambiente cambio’ totalmente e le costruzioni antiche quasi non si vedevano piu’. Gli gnomi erano scioccati per quanto accadeva nella loro valle. Fu così che un giorno, Bagai, il Re buono degli Gnomi decise di incontrarsi con Tartanoc, il condottiero di quella masnada di uomini. Era convinto che Tartanoc, nonostante tutto, in fondo al cuore, avesse anche lui un angolo di bonta’ e di saggezza. Lo porto’ a visitare le case degli gnomi. Ebbe la possibilita’ di conoscere anche i piccoli gnomini. Lo condusse in cima alla montagna affinche’ potesse ammirare le loro meraviglie dall’alto. L’uomo rimase stupefatto. Fu da lassu’ che si rese conto di quanto era brutto cio’ che avevano costruito, di quanto le loro nuove costruzioni erano fuori luogo. Si rese conto che i soldi che avrebbero ricavato dalla vendita di quelle costruzioni non Nei giorni successivi tutte le grandi case bianche furono demolite ed il terreno venne ripristinato e ritorno’ come prima. I mattoni di sabbia bianca vennero portati sulle rive del Lago degli Ingos e furono sbriciolati e ridotti all’origine. La spiaggia tutt’attorno al lago divenne splendida, di un bianco cristallino. Quando terminarono il lavoro, Tartanoc ando’ a chiamare Bagai. Si riunirono tutti in riva al lago. Tutti, tutti. Uomini e gnomi. Anche gli gnomi ora si potevano sedere al sole senza pungersi il sederino o bucare le mutande sulle pietre aguzze. La sabbia era morbida e profumata. Per festeggiare, gli gnomi, portarono le poche cose che avevano ma Tartanoc era ricco e fece stendere a terra montagne di cibo. Fu una festa esagerata. Ballarono e cantarono insieme fino alle prime luci dell’alba. Disse allora che avrebbero cercato di portare nel loro mondo quanto avevano imparato dagli gnomi. Poi si abbracciarono e Tartanoc con tutti i suoi lascio’ la valle con le lacrime agl’occhi.