Per la prima volta tutti insieme. Stretch, Poldo e Olivia.
Il mio diario... o meglio, ciò che mi passerà per la testa di scrivere delle mie giornate, di quello che faccio. Non so quanto diario sarà, nel senso che sicuramente non lo farò tutti i giorni. Cercherò di essere il meno ripetitivo possibile, anche se mi sarà difficile perché più o meno faccio sempre le stesse cose. Vivo in un mondo tutto mio. Potrei dire che la mia vita trascorre nel mondo delle fiabe. Grazie e siate positive/i...
martedì 25 dicembre 2012
lunedì 24 dicembre 2012
NATALE!!!
Questo video l'avevo già pubblicato ma lo rifaccio coi sottotitoli in italiano. Riflettiamo quando festeggiamo!
giovedì 20 dicembre 2012
mercoledì 19 dicembre 2012
ANDREAS MADSEN
Uno stralcio di vita di Andreas Madsen.
Danimarca. A 12 anni. (…)
“Tuttavia, dopo due giorni, sono stato accettato su un piccolo veliero che doveva andare in Svezia. La madre di Karl non sapeva cosa darmi da vestire, perché non aveva soldi; ma la necessità aguzza l’ingegno. Ha lavato per bene dei sacchi del carbone e i suoi figli hanno raccolto tutti i giornali che potevano. Lei li ha cuciti insieme, a formare uno strato spesso dentro il sacco. Risolto così il problema di lenzuola e coperte, mi sono imbarcato sul piccolo veliero, più vanitoso del diavolo nel mio nuovo ruolo.
(…) Da bambino ero stato trattato poco affettuosamente, poiché a due ani avevo perso la mamma e la matrigna non aveva tempo per simili sciocchezze. Credo che le mogli dei fattori presso i quali ero poi stato in servizio portassero zoccoli di legno non solo per nascondere i piedi deformi ma per usarli senza molto ritegno come arma, così una botta in più o in meno non mi turbava.
(...) Quando nel 1912 sono tornato in Danimarca, dopo 14 anni di assenza, la fortuna più grande è stata quella di trovare ancora libera e disponibile la fidanzata che quando aveva sette anni mi aveva promesso la sua mano. Abbiamo aspettato due anni, fino al 1914, quando sono tornato una seconda volta. Da allora sono passati altri trentaquattro anni e siamo tutt’ora in luna di miele. Non credo si possa essere più fortunati.
(…) Da bambino ero stato trattato poco affettuosamente, poiché a due ani avevo perso la mamma e la matrigna non aveva tempo per simili sciocchezze. Credo che le mogli dei fattori presso i quali ero poi stato in servizio portassero zoccoli di legno non solo per nascondere i piedi deformi ma per usarli senza molto ritegno come arma, così una botta in più o in meno non mi turbava.
(...) Quando nel 1912 sono tornato in Danimarca, dopo 14 anni di assenza, la fortuna più grande è stata quella di trovare ancora libera e disponibile la fidanzata che quando aveva sette anni mi aveva promesso la sua mano. Abbiamo aspettato due anni, fino al 1914, quando sono tornato una seconda volta. Da allora sono passati altri trentaquattro anni e siamo tutt’ora in luna di miele. Non credo si possa essere più fortunati.
lunedì 17 dicembre 2012
giovedì 13 dicembre 2012
domenica 25 novembre 2012
domenica 11 novembre 2012
venerdì 9 novembre 2012
LA SOLITA...
I TUOI SCI
Ti ho chiamata più volte già stamattina ma sapevo avevi poca batteria... ma perché non sei venuta da me nel pomeriggio?
A me piacciono molto i tuoi nuovi sci. Tu non li hai ancora visti ma, se non li vorrai perché ti sembrano troppo kitsch, li userò io.
Credevo avessi almeno un po' voglia di vedermi, invece... Allora ciao e come ti dicevo sempre "fa bèl"...
Ti ho chiamata più volte già stamattina ma sapevo avevi poca batteria... ma perché non sei venuta da me nel pomeriggio?
A me piacciono molto i tuoi nuovi sci. Tu non li hai ancora visti ma, se non li vorrai perché ti sembrano troppo kitsch, li userò io.
Credevo avessi almeno un po' voglia di vedermi, invece... Allora ciao e come ti dicevo sempre "fa bèl"...
giovedì 8 novembre 2012
TI ASPETTERO'
Un mese fa eri lassù, sulla Vedretta dei Camosci. Domani a mezzogiorno ti aspetterò e spero questa volta tu sia puntuale... Ci sentiamo più tardi. Ciao...
mercoledì 24 ottobre 2012
VIAGGIO NELLA MEMORIA
La tecnica è l’acquerello puro, dove il cobalto da sempre presente in tutte le sue infinite varianti si sposa nell’ultima produzione con colori dai toni accesi e determinati. Compaiono l’ocra, il rosso ed il marrone che lasciano sempre e comunque spazio a graduali sfumature.
I colori tracciati con segni netti e decisi, gesti veloci, determinazione e frenesia al limite dello spasmo sono elementi importanti per la lettura delle opere della nostra giovane Artista.
Nei suoi acquerelli Valeria Brunelli ci narra il suo mondo interiore fatto di travagli e piaceri, tristezza ed allegria, certezze e contraddizioni. Una stratificazione di sentimenti ed emozioni che incentrata su legami forti ed importanti, dà vita ad un racconto che affonda le sue radici in un passato assai remoto.
Valeria pediatra di professione, pittrice da sempre si racconta come un bimbo che vorrebbe essere adulto o forse come un adulto che continua ad alimentare le fantasie del passato.
I temi dominanti nell’ultima produzione artistica della Mostra sono le "fiabe" e le "montagne incantate". Soggetti questi apparentemente così distanti ma in realtà anelli di una stessa catena. Difatti non ci si potrebbe perdere nei sogni, se poi non si avesse la capacità/possibilità di tornare al reale.
Le favole, che narrano mondi magici, lontani, dove volare con la fantasia e la memoria, rappresentano il legame indissolubile tra adulto e bambino, legame insito in un abbraccio ideale, che se da un lato protegge, al contempo ci dona la forza ed il coraggio per arrivare alla conquista di vette impervie aspre, quasi irraggiungibili. Cime fredde, difficili, cui si giunge passando attraverso la nebbia ed affrontando pericolosi ed inaspettati ghiacciai. Vette che solo la tenacia e la determinazione possono farci conquistare, ponendoci di fronte al reale con le nostre forze e capacità.
Cielo e terra, fantastico e reale si fondono nel mistero dell’irraggiungibile, nello spazio in cui tutto si muove, nasce e svanisce.
Questa è Valeria Brunelli. Questa la sua "pittura". Un delicato assemblaggio di energia vitale, che ci trasporta in un turbinio di colori sotto la magica ala del cobalto.
Eleonora Fulli
Curatrice d’arte
Curatrice d’arte
martedì 16 ottobre 2012
VIENI CON ME
Ieri c'è stato l'ultimo saluto a Valeria. Ora anche lei verrà sempre con me e tanti altri amici che se n'erano andati. "Vedrai che insieme a loro e vicina a me, nel mio zaino, ti troverai bene. Ti porterò su quelle vie che non avevi ancora salito e su altre che per te erano un sogno! Per ora rimani qui coi miei amori che tu amavi tanto".
sabato 13 ottobre 2012
VEDRETTA DEI CAMOSCI
Credevo fosse bel tempo oggi invece pioveva. Ormai volevo salire e così ho fatto. Sono partito stamattina con Chicca e salendo, abbiamo visto che in alto era nevicato. Alla Bocca dei Camosci c'erano circa 10 centimetri di neve e faceva molto freddo. Chicca era veramente gelata e allora è rimasta lì ad aspettarmi. Sono sceso sulla vedretta fino al punto del disastro. Sono rimasto senza fiato e parole. Quello che ho visto è una cosa indescrivibile. C'era un ometto di sassi dove è stata trovata la Vale. Ho stretto quel sasso dove lei si trovava. Gli ho parlato... ho pianto e poi ho lasciato quel posto tristissimo. Arrivato in basso ho guardato le piante che già hanno cambiato colore, quei colori che lei amava tanto. Ciao Vale...
I funerali avranno luogo lunedì 15 ottobre alle 11 a Milano, presso la Parrocchia di Santa Maria del Rosario in via Solari 22
giovedì 11 ottobre 2012
PERCHE'... PERCHE'?
Ciao a tutti e grazie dei commenti che avete fatto. Faranno sicuramente piacere anche a Francesco e al suo bambino Alessandro.
mercoledì 10 ottobre 2012
VALERIA LA "PICCOLA ARTISTA"
Dirlo? Non dirlo? Ormai la notizia è pubblica e allora dico qualcosa a lei e di lei.
"So che non è colpa tua. Chi può mai aver avuto più sfortuna
di te? E’ stato molto piacevole sentirti lunedì sera. Mi avevi detto che ti
sentivi un po’ sola e la sera prima, quando avremmo potuto essere insieme, hai
preferito stare a casa a studiare le tue cose di bioetica. Ti ho chiamata anche oggi ma al telefonino mi
rispondeva la segreteria. Credevo l’avessi lasciato spento visto che eri a
corto di batteria. Quando sei partita lunedì mattina ero felice per te che
andavi in Brenta e avresti passato la notte fuori, tutta sola, per provare la
tenda e il fornello nuovo.
Ti eri appena messa nel sacco a pelo quando ci siamo sentiti
ed eri tranquilla anche se sentivi dei sassi cadere. Chi lo avrebbe pensato?"
"Avevamo appuntamento a casa mia ieri, alle 12-13". "Dovevamo
preparare i bagagli insieme e invece non c’eri". "Ho pensato che eri solo un po’
in ritardo. Ho aspettato e poi ancora finché mi sono detto che venivo a
cercarti".
Poi ho parlato col mio amico Pigi, il pilota del 118, poi con Adriano
Alimonta e lì è partita la tua ricerca. "Sono partito anch’io ma non era ancora
buio quando mi hanno telefonato dicendomi di averti trovata. Ma eri senza vita,
Piccola… poi, nonostante mi avessero sconsigliato, ho voluto vederti, per
l’ultima volta. Per me eri bella come sabato sera. Avevi solo i capelli un po’
arruffati, come quasi sempre del resto. Con quegl’occhi bassi come quando ti
prendevo in giro… ti ho dato un bacio… una carezza sulle tue manine… se tu mi
vedessi ora… forse piangeresti insieme a me. Non andrò via, sono troppo triste
e non riuscirei a divertirmi. Ci andrò quando verrai anche tu con me… Ciao
Piccola… ciao"
mercoledì 3 ottobre 2012
TOMMY CALDWELL
Hi Ermanno.
It is such a honor to get a email from
you. You are such a inspiration to me. I am glad you heard the interview
in which I mentioned that your name. I hope to return to your beautiful country often. The
dolomites are on the top of my list if places I want to visit. I truly
hope to get a chance to meet you in person someday.
Tommy
Beh, anche con questa mail il mio imbarazzo continua. Grazie Tommy e grazie Kelly che mi hai messo in contatto con questo "mostro" dell'arrampicata!
giovedì 27 settembre 2012
TUTTO BENE
martedì 25 settembre 2012
BIANCO E NERO
Ah, non sono juventino e poco mi interessa il calcio. A casa però 5 dei miei amori sono di questi colori. Poldo ormai si è inserito benissimo e ha fatto soprattutto amicizia con Stretch che lo lecca molto.
giovedì 20 settembre 2012
mercoledì 19 settembre 2012
IL NOSTRO GOVERNO!
Ho
ricevuto questa mail e sono rimasto senza parole!
Ecco cosa
ha fatto Hollande (non parole, fatti) in 56 giorni di governo.
Ha
abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta; il ricavato va al fondo
welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con
periferie dissestate. Ha fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli
enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava
l’abolizione delle “vetture aziendali” sfidando e insultando provocatoriamente
gli alti funzionari, con frasi del tipo “un dirigente che guadagna 650.000 euro
all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con
il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è
disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”. Touchè.
Via con le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati subito,
spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca
scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati
disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”.
Ha abolito il concetto di scudo fiscale (definito “socialmente immorale”) e ha
emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75% di
aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di
5 milioni di euro all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal
compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati
disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1
settembre come insegnanti nella pubblica istruzione. Ha sottratto alla Chiesa
sovvenzioni statali per il valore di 2,3 miliardi di euro che finanziavano
licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano per la
costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di
rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali. Ha istituito il
“bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero
a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente
assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati
oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa
pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi
status sociale. Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, rivistucole,
fondazioni, e case editrici, sostituite da comitati di “imprenditori statali”
che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business
legati a strategie di mercato avanzate. Ha varato un provvedimento molto
complesso nel quale si offre alle banche una scelta (non imposizione): chi
offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve
agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa
supplementare: prendere o lasciare. Ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti
i funzionari governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti
gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con
quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare
che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate uno
stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non
va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto
senza toccare il pareggio di bilancio.
Risultato: ma guarda un po’ SURPRISE!!
Lo spread con i bund tedeschi è sceso, per magia. E’ arrivato a 101 (da noi
viaggia intorno a 470). L’inflazione non è salita.
Hollande è un genio
dell’economia?
venerdì 14 settembre 2012
TRISTEZZA
3 giorni fa ero in Valle dell'Orco ad arrampicare col corso Guida e stavo andando all'attacco del diedro Nancez con i miei allievi quando ci siamo fermati a guardare due camosci. Erano la mamma col piccolo e fin qui tutto bene, anzi, benissimo. Quando però ho visto il piccolo che si trascinava una zampa anteriore ho cominciato a non star più bene. Si muoveva a fatica con la zampetta a penzoloni. Poi si sono fermati e la mamma allattava il suo bambino. Sarei voluto andare a prendere il piccolino e portarlo da un veterinario per aiutarlo. Forse ci sarei riuscito... probabilmente no. Credo che la mamma non mi avrebbe lasciato avvicinarmi a lui, giustamente. Poi si sono allontanati e, mentre arrampicavo continuavo a guardare se li vedevo. Ho pianto e sto male anche ora a pensare a lui che sicuramente avrà una vita brevissima e chissà quanto starà soffrendo. Povero piccolino...
giovedì 13 settembre 2012
DA QUI A LA' E RITORNO
domenica 2 settembre 2012
I NUOVI CAPRIOLI
Ormai li vedo da tre mesi. La mamma ha avuto due bimbi. Sono bellissimi e solo oggi sono riuscito a fotografarli. La mamma a destra fa la guardia.
venerdì 31 agosto 2012
WOLFGANG GÜLLICH
Chi si ricorda di questo Grande dell'arrampicata? Se ne andò stupidamente in un incidente stradale 20 anni fa. E' stato e rimarrà il Grande Maestro dell'arrampicata... Ciao Wolfgang!!!
giovedì 30 agosto 2012
RITORNO A PILASTRO
Come era nostra intenzione, ieri siamo ritornati al Pilastro dei Francesi. Tutto bene e devo dire che anche questa volta la "nanerottola", Chicca, è stata bravissima. Al mattino non ero proprio tranquillo, non so il perché. Sul tiro dei tetti a scala non sono salito tanto brillantemente. Avevo i "pensieri". Questa volta però ho fatto sosta sulla cengia sopra i tetti e poi, con un tiro unico, sono passato alla sosta dove Chicca mi aveva tenuto e sono proseguito fino alla cengia del volo. Su questo tiro stavo bene e, arrivato al punto dov'ero volato, ho riso di me. Ci ha fatto bene ritornare sul luogo del "delitto". A sera abbiamo cenato tutti insieme anche con Ginevra, sua figlia. Bella giornata da incorniciare!
lunedì 20 agosto 2012
IL VOLO
Ormai la voce ha girato e sanno in molti cosa mi è capitato...
Giovedì 9 agosto.
Mi trovo con Chicca verso le 13 al parcheggio delle
funivie di Pinzolo. Andiamo a Vallesinella e poi, non troppo velocemente,
saliamo al rifugio Brentei. Con calma e leggeri visto che quasi tutta la nostra
roba è già su che ci aspetta. Ultimamente siamo già saliti qualche volta per
fare quella che credevamo fosse una nuova via, proprio al Crozzon, dove stiamo
andando anche ora. Al rifugio ci carichiamo di tutta la nostra roba e andiamo
alla base di quella fantastica montagna. Passeremo la notte proprio sotto,
all’Hotel Paganini *****. La serata trascorre molto piacevolmente con dei salatini
e anche un buon goccio di vino bianco. Molto presto siamo già nei sacchi a
“velo” col cielo stellato.
Verso le 4 Chicca mi sveglia. Alle 5 siamo già alla
base e iniziamo a salire con le frontali. Ho le ginocchia un po’ fredde perché
sto salendo in “braghe” corte. Chicca mi ha regalato un paio di pantaloncini
corti bellissimi. Bianchi e coi fiorellini rosa ma arrivato all’Hotel Paganini
mi sono reso conto di aver dimenticato a casa i pantaloni lunghi. Acc…!
Poi la grande cengia e, prima di iniziare a salire sul
pilastro, spegniamo le frontali. Un paio di tiri non troppo “hard” e siamo alla
sosta sotto il famoso tiro. Sono da poco passate le sette che inizio il
bellissimo tiro sotto il tetti a scala. Sono molti anni che non passo più di
qua.
Abbastanza veloce su fantastici appigli, un passo
più difficile e poi, su ancora. Quando arrivo alla sosta proseguo dritto,
rinvio un cuneo di legno pensando alla mia compagna, traverso a sinistra e poi
su dritto fino a fine corda. Proprio alla fine e a fatica attrezzo la sosta che
mi sembra buona. Un kevlar, piastrina e Chicca può salire. Sono solo le 8. Quando
lei mi raggiunge proseguo.
Raggiungo un diedrino. La roccia fa schifo e sto
attento. Poi, con un paio di movimenti difficili e traverso a sinistra.
Proseguo. La roccia ora è molto buona e facile. Dico alla mia “nanerottola” di
spostarsi subito e salire a sinistra. Mentre proseguo continuo a parlare e gli
dico che è facile, forse III° grado. Gli dico che poi, dopo la cengia che sto
raggiungendo, andremo facilmente verso sinistra. Non parlo, chiacchiero, mentre
salgo. Alzo la mano destra e mi attacco al bordo della cengia, almeno così
credo di ricordare, e cado all’indietro…
Quello che ricordo perfettamente… la mano che mi
passa vicino alla tempia, la testa che và all’indietro. Sono leggero, sono
senza peso… Sono arrabbiato… ciao… finito… finito… mi vedo il mio casco grigio
e la testa sfondata e metà faccia fracassata… stringo i denti… credo di aver
chiuso gli occhi… credo… non mi fermo più… poi, tutto finisce.
Non sento niente. Sono ancora qui. Sono ancora
vivo. Sto pendolando avanti e indietro e cerco di continuare spingendomi coi
piedi. Al secondo tentativo mi aggrappo alla parete. Mi alzo 2-3 metri e
strillo alla mia compagna: “sto bene”, “non ho niente”, “stai tranquilla”. Gli
dico di assicurarmi che salgo fino alla sosta che ho saltato non tanto prima.
La raggiungo e mi autoassicuro subito. Ora comincio a sentire un po’ male. Mi
sanguina un po’ la mano destra e mi fa male il polso. Anche il gomito sinistro
ha preso una botta. Le gambe mi fanno abbastanza male e, solo ora, vedo il
sangue che, da vari punti, mi cola sulle gambe. Guardo da dove sono caduto e
sotto dove sono arrivato. Che fortuna. Sarò volato almeno 60 metri e sono ancora
qui… Ma ora devo pensare a Chicca. Chissà cos’avrà passato lei.
Pensieri di Chicca:
“E’ veramente uno spettacolo vedere "Il
maestro" progredire sull'immensa parete. Si muove con delicatezza sulla
roccia friabile sopra al diedrino, qualche metro sopra la mia testa, mentre lo
assicuro alla sosta. Poi si sposta e mi consiglia dove dovrò andare quando sarà
il mio turno. Prosegue e mi dice che finalmente la roccia è bella, le difficoltà
ormai sono superate; se proseguiamo con questo ritmo saremo in cima prima del
previsto.
Ermanno è ben appoggiato sui piedi, allunga la mano
destra sulla cengia, ma, come estraesse un coniglio dal cappello del mago,
salta via un grosso sasso, le sue mani non sono più sulla parete. "Non può
cadere, è ben appoggiato sui piedi" mi dico, e invece in un niente vola
all'indietro ed è già al livello della sosta dove mi trovo. Penso velocemente
che non riesco a recuperare corda, devo solo tenere le mani strette strette
sotto al secchiello. Non completo neppure questo pensiero che mi ritrovo tirata
in fuori, a testa in giù. Allora stiamo cadendo entrambi... moriremo. Invece si
ferma tutto con un colpo secco della corda che mi fissa alla sosta, una botta
sul casco e un'altra alla schiena. Sono praticamente sdraiata sulla schiena,
sottosopra, sulla roccia verticale sotto alla sosta e, fortunatamente, la
piastrina si è bloccata tra il mio fianco sinistro e la parete; le corde hanno
fatto attrito contro il cosciale dell'imbrago... e con i pantaloni... così ora
non scorrono più. Il volo di Ermanno è finito. Ma ho paura a chiamarlo... mi
sento solissima, impreparata, incapace.
"Chiccaaaaa!" è lui. Che sollievo
infinito, non so ancora come sta, ma la sua voce è fantastica, sembra che non
si sia fatto niente: è lui che rassicura me! Mi dice cosa fare per recuperarlo
mentre arrampica nuovamente.
Alla sosta sotto a quella dove mi trovo, Ermanno
propone di non continuare la salita, e ammette che qualche graffio se l'è
fatto.
Voglio raggiungerlo al più presto, sono preoccupata
che abbia qualcosa di serio visto che minimizza sempre.
Così sto attentissima alle istruzioni che mi dà per
calarmi in doppia da lui.
Lo abbraccio. E' un po' acciaccato e sanguinante,
ma è vivo! Sono felice, incredula e, per una volta, mi sento davvero fortunata.
Scendiamo in doppia fino alla base della parete. E’ sempre Ermanno a
pensare a tutto. Una volta giù propongo di chiamare l'elicottero, ma lui
niente: testardo come un mulo, oltre che con più vite di un gatto! Forse è
perché non è troppo professionale, per una Grande guida alpina, essere soccorso
in braghette rosa”!
No, forse sarebbe il caso di farlo ma pensare che venga l’elicottero per
me… no. In qualche modo potrò scendere e andare in ospedale. Se lo chiamassi
poi inizierebbero le televisioni, i giornali, i giornalisti… No, sono vivo e mi
posso arrangiare. Verso le 14 siamo in ospedale…
Questo è quanto mi è successo. Venerdì sorso mi hanno tolto i punti e ora sto abbastanza bene e ho già ripreso ad arrampicare.
venerdì 17 agosto 2012
CHE BELLE GIORNATE!!!
Avrei un sacco di cose da dire ma forse annoierei o, per altro, non trovo il coraggio o la forza di farlo. Comunque tutto bene. Un po' in montagna e poi ancora in montagna, dalla mia amata Montagna. C'è chi dice che "la Montagna non perdona". Non è vero... se la montagna ci fa qualcosa è perché ne abbiamo approfittato di Lei. La montagna è vita e la vita è bella se la sappiamo vivere.
venerdì 10 agosto 2012
FORSE TROPPO
Sarebbe davvero troppo se raccontassi gli ultimi giorni. Meglio lasciar perdere. Tutto bene e molte visite a casa. Tutti speciali. E io ancora qui, come prima, come sempre...
mercoledì 8 agosto 2012
MI SPIACE
Avevo mandato il mio scritto a planetmontain.com. Vinicio Stefenello ha pubblicato oggi pomeriggio il mio scritto e poco dopo, tramite il grande Ivo Ferrari, sono venuto a sapere che nel 1981 erano passati di lì i bergamaschi. Ho chiamato Vinicio e gli ho detto di cancellare la pagina. Almeno adesso so chi è passato e, spero, quanto prima, di avere in mano la relazione della via aperta da loro.
domenica 5 agosto 2012
CROZZON DI BRENTA m 3.118
Ci
sto pensando da un po’ ma non ricordo quel giorno che, scendendo al rifugio
Brentei dopo una salita, guardavo il Crozzon. Osservavo quella larga fascia che
si trova fra la via dei francesini Jean Fréhel e Dominique Leprince Ringuet,
che aprirono nell'ormai lontano 1965 quella bella via che tutti chiamiamo
Pilastro dei Francesi e una variante alla storica via del Grande Paul Preuss.
Veramente uno spazio grande e nessuna via che ci sale. Mah! Nessuna guida che ne
parla, nemmeno i libri delle salite al rifugio Brentei, nessuno che sa
qualcosa. Andrò a dare un’occhiata…
Un
paio di settimane fa ho trovato due amici disposti a seguirmi. Sono Will
(Matteo) e Paolo. Andiamo alla base del Crozzon coi sacchi a pelo e cerchiamo
la linea che ci porterà alla fascia centrale. Vogliamo dare un assaggio. Salgo
un primo tiro, non troppo facile ma divertente, ma trovo un cordino in una
clessidra e una sosta. Torniamo giù e ci spostiamo appena a destra. Una
fessurina grigia e gialla. Chi sale? Pari o dispari. Vince Paolo e via. Il tiro
è molto bello. Poi proseguiamo ancora un paio di tiri “easy", come
dice il Will, e arriviamo sulla grande cengia. Lasciamo tutta la
ferramenta e scendiamo dalla via dei Francesi. Passiamo la notte sul ripiano
che feci tanti anni fa.
La
mattina saliamo veloci al materiale. Paolo sale un altro tiro easy alla base
del diedrino che ci indica la direzione. Tocca a me ora. Il diedro è molto
bello e la fessurina successiva ancor di più. Metto un friend e traverso un po’
a sinistra. Poi devo studiare un passaggio ostico e avanti fino a una bella
cengetta. Un chiodo a pressione e uno normale mi aspettano. Chiodi vecchissimi,
non oltre gli anni sessanta. Sicuramente, anche se non sul tiro appena fatto,
qualcuno qui è arrivato. Siamo un po’ delusi e con le orecchie basse decidiamo
di abbandonare.
Ritornerò!
Pochi giorni dopo sono di nuovo lì. Con me una “bella bimba”. Arrivati alla
base nel pomeriggio, salgo i primi tiri del Pilastro per portare il materiale.
La mattina alle 5 c’è molto freddo e i fiocchi di neve si depositano sui sacchi
a pelo. Prima che magari ne faccia due dita è meglio che salga. Così faccio, ma
arrivato allo zaino lascio il tutto poco sopra in una borsina e torno giù.
Torniamo a casa e solo arrivati alla macchina a Vallesinella ci togliamo il
maglione. Due giorni dopo partiamo nuovamente, ma al mattino. Alle 3.30
lasciamo Vallesinella. Il tempo è bello e non fa freddo e presto siamo alla
sosta dei vecchi chiodi. Sono sempre con la bimba, Chicca. E’ proprio una
tosta… Parto! Abbiamo un po’ di chiodi, 4 friends e qualche stopper. Salgo
verso sinistra ma dopo una decina di metri mi devo arrendere. Scendo con una
certa fatica e mi sposto in un diedrino a destra. Non è facile e dopo una
decina di metri trovo un chiodo. Un vecchio chiodo Camp, di quelli tinti di
arancione. Proseguo sulla placca successiva fino a una lama gialla
strapiombante. Al suo termine, su una cengetta a sinistra, una sosta con un
vecchio chiodo Leeper e uno stopperino con spezzone di corda e moschettone.
Forse un tentativo, penso. Mi dico anche che quello che è salito era uno con le
p… Chicca mi segue senza dire niente. Le ho insegnato a togliere i chiodi. La
volta scorsa, quando salivo a portare il materiale, le ho piantato un chiodo
col compito di toglierlo. E’ stata molto soddisfatta perché in un quarto d’ora
è riuscita a farlo. Un passo abbastanza duro e poi, con la mia solita fortuna,
riesco a mettere un universale in un buco. Quasi come uno spit. Alcuni
movimenti difficili con qualche appiglio bagnato. Poi la placca sembra molto
bella anche se ripida. La roccia è molto compatta. Trovo un altro chiodo e uno
spuntone con un anello di cordino. La parete perde un po’ di verticalità prima
di ridiventare di nuovo molto ripida. Un altro passo abbastanza duro e poi un
diedrino giallo mi porta a una cengetta. Una strana clessidra e un chiodo per
la mia sosta. Sono contento dei tiri fatti ma un po’ deluso. Chi sarà passato?
Sono solo le 13.30. Di nuovo decidiamo di rinunciare, anche se… Chicca mi
dice di essere un po’ tesa perché mai si era trovata prima di quel giorno con
tanto vuoto sotto. Ma poi a scendere va come un missile.
A
casa facciamo ricerche su internet. Niente. Anche sui libri delle salite al
rifugio Brentei non c’è niente. Il mio amico Postino mi parla di Polvere di
Stelle, una via dei Grandi Tiberio Quecchia e Saverio Occhi ma, quando metto le
mani sulla sua relazione, capisco che è salito molto più a sinistra. Allora
forse sono stati solo tentativi o errori. Parlo con Chicca, Will e Paolo… Se
andrò avanti e poi ci sarà qualcuno che mi dirà di essere già salito, gli farò
i miei complimenti e gli chiederò scusa.
Non
passano molti giorni e il 2 agosto ripassiamo di nuovo al Brentei. Di nuovo al
nostro Hotel sotto il Crozzon, l’hotel Paganini. Mentre Chicca fa le pulizie
dell’hotel io salgo di nuovo quei 200 metri a portare il materiale. Stasera non
fa per niente freddo e con due cracker ci beviamo anche quei 250 cl di vino
bianco che ci siamo portati. Fantastico! Alle 21 siamo già nei sacchi. Io mi
addormento in fretta e Chicca rimane molto a contare le stelle e le pecore.
Alle 5 attacchiamo. Per lei una nuova esperienza. Arrampicare con la frontale.
Ormai i tiri li conosco e veloci raggiungiamo il nostro punto più alto poco dopo
le 10. Salgo obliquando per evitare una fascia di tetti. Sul bordo sinistro
supero uno strapiombo e dopo una decina di metri una comoda cengia mi obbliga a
fermarmi. Chicca sale veloce fino alla pancia. Ha anche lo zaino e non è troppo
leggero. Sento un urletto. E’ volata! La devo calare alcuni metri finché
riprende contatto con la parete. Altro tentativo e altro volo. Ma lei ride
anche se ha un po’ di paura perché gira su se stessa. Al quarto tentativo esce
da quella “tetta”. Arrivata alla sosta la bacio per farle i miei complimenti.
Ora la parete ha perso la sua verticalità e un paio di tiri facili ci conducono
alla base dell’ultimo pilastro ripido. Un tentativo fallito, poi un altro e la
soluzione. Un breve tiro di 35 metri mi porta coi piedi su un comodo
pilastrino. La parete sopra di me è gialla, nera e anche strapiombante. Poco
dopo essere partito metto un buon friend e più sopra un’ottima clessidra. A
fatica riesco a fare una sosta quando la corda è ormai finita. Non ci sentiamo
ma Chicca capisce e piano piano, superando diversi strapiombi, arriva da me. Le
tolgo lo zaino e la faccio salire alla cengia sopra di noi. Siamo fuori… Lei ha
le mani disfatte e la pelle delle dita consumata col sangue in superficie. Per
ora ce la prendiamo come nuova via. La chiameremo TRE GIGANTI. Erano 3 ed ero
molto legato a loro. Erano insieme a un corso per Guida Alpina. La terribile
disgrazia al Monte Bianco. Tredici anni fa. Si chiamavano Gianni Berta, il
marito di Chicca, Manuel Köffler e Paolo Cavagnetto (Istruttore), il compagno
della mia dolcissima amica Lio. Erano Grandi, anche come statura e… erano dei
Giganti.
Considerazioni:
Da sempre
sono stato criticato, in modo buono intendo, per le valutazioni delle mie vie. Mi
è sempre stato detto che di difficoltà non capisco niente. Parlavo sempre di
facile, difficile, molto difficile. Estremamente difficile non so perché
significava e significa tutt’oggi che non riuscivo a passare e quindi per me
inqualificabile. Quando però aprivo una via nuova ero obbligato a dare i gradi ed allora me le “sentivo”
sempre. Adesso non sono più un ragazzino e forse ancor di più di difficoltà ci
capisco poco. Per ora il mio schizzo della via non parlerà quindi di numeri, di
scale UIAA o altro. Quando qualcuno andrà a ripeterla chiederò a lui, a loro,
di dirmi i gradi ed allora li scriverò.
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