C'era una volta un piccolo villaggio nello paese degli gnomi. Era proprio piccolo e anche povero ma tutti gli gnomi lavoravano l'uno per l'altro e i bambini crescevano belli e sereni. Un giorno però accadde qualcosa. Da quel giorno accadde che più bambini erano diventati silenziosi, cupi e non parlavano con nessuno, nemmeno con i propri genitori. Cos'era successo? Tutti si chiedevano il perché. Eppure qualcosa stava accadendo. Žinžagar, il Grande Gnomo, che girava tutti i villaggi del loro paese iniziò a capire. A volte certi esseri umani si avvicinavano ai loro villaggi e davano leccornie agli gnomoni. Come se volessero comprarsi gli gnomoni. E il Grande Gnomo diceva che poi qualcosa accadeva… e allora prese una decisione. Andò con Ŝvérgula, la sua donna affinché fosse lei a parlare con quei Piccoli. Avevano capito che anche per questo quegli esseri erano pericolosi. Cosa si poteva fare? Forse costruire un muro gigante?
Era quasi inverno e faceva già freddo. Zifulòt era il papà di di una famiglia poverissima. Un giorno, mentre nevicava, andò nel bosco a far legna. Era uno gnomo con molta forza e con l'accetta continuava a picchiare i tronchi che erano a terra. Forse per il freddo alle mani o per una spina che gli era entrata nella mano, la scure gli sfuggì di mano e volò nel torrente. Corse sulla riva e corse verso valle ma solo ogni tanto vedeva il manico uscire dall'acqua. Zifulòt era disperato. Si sedette a terra con i gomiti sulle ginocchia. Si teneva il volto fra le le mani mentre piangeva a dirotto. Pensava a sua moglie e alla sua gnomica che domani sarebbero state al freddo in casa. Improvvisamente udì un sibilo. Che cosa poteva essere? Alzò gli occhi e vide arrivare, a bordo di una scopa… una strega. Lei aveva visto dall'alto cosa gli era successo. Si chiamava Starlüca e si tuffò nell'acqua. Poco dopo era di ritorno con una scure d'oro e chiese a Zifulòt se era quella la scure. Lui le disse no. Allora si rituffò in acqua e dopo un minuto ritornò con un'accetta d'argento. Di nuovo lo gnomo rispose che non era quella. Starlüca ritornò nel fiume e quando ritornò gli occhi di Zifulòt brillavano di gratitudine. La strega salutò lo gnomo con un dolce bacio sulla fronte e gli lasciò anche la scure d'oro dicendogli che forse l'avrebbe potuta aiutare. Zifulòt continuò a fare legna e poco prima del buio tornò a casa stracarico di legna e con le due scuri. Era felice e raccontò di quanto gli era successo. Il giorno dopo ritornò nel bosco per fare altra legna. La scure d'oro gli sembrava più affilata e prese quella. Appena ebbe fatto il primo taglio Zifulòt si stropicciò gli occhi. Poi gli riaprì e rimase di stucco. Il pezzo che aveva tagliato era d'oro e… quanto pesava… Allora fece un altro taglio e anche l'altro pezzo si trasformò in oro. Ma cos'era accaduto? Zifulòt lasciò la scure e corse dal Grande Gnomo e gli raccontò la storia del giorno prima e di poco fa. A Žinžagar venne un'idea aurea e disse allo gnomo: "Ma se tutto il legno secco si trasforma in oro potremmo costruire un grande muro così non entrerà più nessun umano!". In pochissimo tempo si radunarono tutti gli gnomi del loro mondo e iniziarono i lavori. La scure funzionava sempre allo stesso modo. Tutto d'oro. Quando ebbero finito dopo diversi giorni di duro lavoro il muro era incredibilmente bello. Fuori era d'un lucido incredibile tanto che gli umani non si potevano avvicinare per il troppo riverbero e per la luce troppo forte che il muro emanava. Alla parete interna fecero un trattamento perché fosse opaco. Ci volle molto tempo per curare i bambini molestati dagli umani ma poi anche loro capirono e si dimenticarono. Fecero anche una grande festa per ringraziare Zifulòt e vissero tutti felici e contenti.
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