Oreste, detto Trenta, è di Giustino e da giovane lavorava alla
cava di felspato Maffei. Erano tempi duri quelli. Il suo secondo lavoro era il
portatore. Portava viveri e materiale ai rifugi come il XII Apostoli, il
Segantini e la Lobbia Alta. Era il 1949, quando, Oreste (Trenta) e Pimpi
(Olimpio Olivieri, Tavela), anche lui di Giustino, salirono alla Madonnina per
incontrare il fratello di Pimpi che era salito con un cavallo per portare la
stufa. Non c’erano elicotteri e nemmeno la teleferica e quella stufa doveva
arrivare al XII Apostoli. A portare a spalle la stufa erano rimasti Pimpi e
Oreste. Era proprio “un pezzo da 90” la stufa. Pesava infatti 90 chili. Ricordo
ancora quando Oreste, a fatica, mi raccontava quella giornata. Ricordo i suoi
occhi felici nel rivivere quel ricordo. Le mie domande cercavano di provare un
po’ di quella fatica. Ma non ci riuscivo. Era per me inimmaginabile.
Inizialmente non capivo come si poteva portare tanto peso in due. Cercavo d’immaginarmi
loro, uno davanti e uno dietro. Oreste mi sorrise. E sempre in dialetto mi
disse che non era possibile procedere in quel modo. La stufa la portavano a
vicenda. Il piano superiore sulla schiena e con le mani arrappati al ferro
attorno alla stufa di ghisa. Un po’ Oreste, un po’ Pimpi. Rimasi senza parole.
Mi si seccò la bocca. A volte, quando mi trovo in Patagonia a camminare con lo
zaino pesante, ripenso all’Oreste e cerco di far finta di niente… Passò del
tempo e un giorno parlai con Pimpi e dopo un buon bicchier di vino andai
sull’argomento stufa. Mi piacque la sua spontaneità nel dirmi che la stufa,
quel “pezzo da 90”, la portò Oreste per quasi tutto il cammino. La cosa più
dura non era tanto il camminare ma il momento della sosta quando la si doveva
appoggiare a terra e molto di più al momento di appoggiarla sulla schiena
alzarsi in piedi. Però a Oreste piaceva questo lavoro. E poi mi piaceva vederlo
camminare sempre con la “cicca” fra le labbra. Mai l’ho sentito dire: “Che fatiche
facevano noi una volta…” Tanto grande quell'uomo anche se più basso di me.
2008 Ora credo abbia 75 anni ma sembra
ancora un ragazzino. Aveva poi lasciato Giustino e lavorava in una fonderia nel
bresciano e un giorno passando vicino al grande pentolone (non so come si dice
in gergo) pieno di acciaio fuso mentre stava versando il contenuto
incandescente negli stampi Oreste venne investito dai vapori. Ebbe per fortuna
la prontezza di gettarsi in un bidone d'acqua. Poco dopo i suoi compagni di
lavoro lo videro e prontamente lo tirano fuori dall'acqua prima che annegasse.
A parte il volto, rimase ustionato su tutto il corpo. E' difficile farlo
parlare quell'uomo. Con me però lo fa. Mi ha sempre detto che ha sofferto poco
perché, per fortuna sua, rimase 3 mesi in coma. Poi è ritornato alla vita. E'
sì un po' acciaccato ma non si lamenta mai. Le mani non gli consentirebbero di
fare quello che prima poteva ma in qualche modo si è adattato e fa tutto. Ora è
in pensione, nel senso che non lavora più con una paga mensile. Fa le sue cose
dalla mattina alla sera. Lavora anche per altri, per chi gli chiede. Tempo fa
ha fatto un lavoro anche per me e abbiamo quasi litigato per il prezzo. Voleva
5 euro all'ora! Io per quei soldi, ormai a fine lavoro, non volevo accettare
perché dal mio punto di vista erano troppo pochi e quando gli ho detto che glie
ne volevo dare almeno il doppio si è quasi arrabbiato. Mi ha detto che lui
lavora perché gli piace farlo e non per i soldi. Però siamo a casa mia e
quindi… Oreste ama molto andare per i monti e con sua moglie, Amabile, si fanno
giri in montagna di 10 e più ore al giorno. Una bellissima coppia, serena,
felice e amabile. Un grande maestro di vita potrebbe essere per tutti noi...
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