Foto di Colin alla fine del primo tiro sullo Spigolo dei Bimbi-
Era il 1991. Quella via l'avevo voluta dedicare a quei piccoli che erano rimasti sepolti da una frana di grandine e ghiaia scendendo dal rifugio Brentei. Erano piccoli, 11 anni, Carla, Cinzia, Francesco, Matteo, Andrea, Michele. Ciao BIMBI!
Colin Haley, prima solitaria della Torre Egger e Punta Herron in Patagonia
Intervista all'alpinista statunitense Colin Haley dopo la prima
salita in solitaria della Torre Egger (2850m) e della Punta
Herron (2750m) in Patagonia in 16 ore e 30 per la salita e 9
ore per la discesa.
Colin Haley ha appena completato la prima salita in solitaria della Torre Egger e della Punta Herron nel gruppo del Cerro Torre in Patagonia. L'alpinista statunitense ha impiegato sedici ore e mezzo per raggiungere quella che viene spesso considerata la cima più difficile della Patagonia dopo aver lasciato il Campo Norvegese alle 12:45 circa. Haley ha attraversato le rampe della parete est del Cerro Standhardt, poi si è calato al Colle dei Sogni per seguire la via Spigolo dei Bimbi (aperta da Adriano Cavallaro, Ermanno Salvaterra e Ferruccio Vidi nel 1991) e raggiungere così la cima della Punta Herron, da dove ha seguito la via Huber-Schnarf (Thomas Huber, Andreas Schnarf, 2005) fino in cima alla Egger. Mentre la salita "è stata più veloce e più facile di quanto avessi mai sperato", la discesa "è stata un po' epica". Quest'ultimo successo arriva immediatamente dopo la veloce salita di Colin, insieme ad Andy Wyatt, del Fitz Roy ma anche della sua solitaria della via Californiana, proprio alla fine del 2015 e sempre sul Fitz Roy. Ermanno Salvaterra ha fatto un unico commento: “Incredibile, è veramente un mostro!”.
Colin, quale vie hai seguito in salita? Presumibilmente le avevi già salite in passato?
Sono salito lungo la via Spigolo dei Bimbi (in cima alla Punta Herron), e poi sulla Huber-Schnarf (in cima alla Egger). Per arrivare alla base di Spigolo dei Bimbi (Colle dei Sogni) ho attraverso una serie di rampe sulla est della Standhardt, poi mi sono calato giù all'ultimo tiro di Tobogan. Nel complesso è questa la via più semplice per arrivare in cima alla Torre Egger, l'avevo già percorsa interamente l'anno scorso insieme a Alex Honnold, e la maggior parte delle sezioni le avevo fatte più volte in passato.
Sono salito lungo la via Spigolo dei Bimbi (in cima alla Punta Herron), e poi sulla Huber-Schnarf (in cima alla Egger). Per arrivare alla base di Spigolo dei Bimbi (Colle dei Sogni) ho attraverso una serie di rampe sulla est della Standhardt, poi mi sono calato giù all'ultimo tiro di Tobogan. Nel complesso è questa la via più semplice per arrivare in cima alla Torre Egger, l'avevo già percorsa interamente l'anno scorso insieme a Alex Honnold, e la maggior parte delle sezioni le avevo fatte più volte in passato.
Parlaci dello stile della tua salita
Non sono salito in solitaria usando la daisy-chain, ma ho usato la corda su quattro tiri sullo Spigolo dei Bimbi, e su quattro tiri della Huber-Schnarf. In termini percentuali è una piccola parte della scalata totale, ma una grande percentuale dell'arrampicata difficile che ho incontrato.
Non sono salito in solitaria usando la daisy-chain, ma ho usato la corda su quattro tiri sullo Spigolo dei Bimbi, e su quattro tiri della Huber-Schnarf. In termini percentuali è una piccola parte della scalata totale, ma una grande percentuale dell'arrampicata difficile che ho incontrato.
Mentre la salita è filata liscia, la discesa è stata emozionante, per non dire altro...
Per la discesa mi sono calato lungo la parete sud della Egger, in un punto che io chiamo Col de la Mentira, e poi da lì ho continuato verso il basso seguendo la via Americana sulla Torre Egger (l'originaria), lungo la parte bassa della est del Cerro Torre. Per la discesa mi ci sono volute circa nove ore. Durante la penultima calata al Col de la Mentira sono stato veramente sfortunato e la corda si è incastrata come non mi era mai successo. In qualche modo la corda, durante la calata completamente verticale di 60m, si è incastrata dopo che ne avevo tirato giù soltanto un paio di metri. Visto che la parete sopra di me era strapiombante non riuscivo a recuperare l'altro capo, che era lì, sospeso nell'aria un paio di metri sopra di me. Ho passato letteralmente 1 ora e mezza - 2 ore a saltare il più alto che riuscivo sulla mia corda a cui ero assicurato con un micro traxion (un carrucola bloccante ultraleggera, ndr), recuperando la corda pochi centimetri alla volta. Per un po' ero piuttosto terrorizzato dal pensiero di dover scendere la est del Cerro Torre con soli 20 metri di corda da 5,5 millimetri... Mentre saltavo (sarebbe probabilmente stato più saggio assemblare un sistema di carrucola) la guaina della corda si è rovinata in diversi punti. È stato un sollievo enorme poter finalmente tirare giù le corde ed essere in grado di continuare la discesa in maniera relativamente normale.
Per la discesa mi sono calato lungo la parete sud della Egger, in un punto che io chiamo Col de la Mentira, e poi da lì ho continuato verso il basso seguendo la via Americana sulla Torre Egger (l'originaria), lungo la parte bassa della est del Cerro Torre. Per la discesa mi ci sono volute circa nove ore. Durante la penultima calata al Col de la Mentira sono stato veramente sfortunato e la corda si è incastrata come non mi era mai successo. In qualche modo la corda, durante la calata completamente verticale di 60m, si è incastrata dopo che ne avevo tirato giù soltanto un paio di metri. Visto che la parete sopra di me era strapiombante non riuscivo a recuperare l'altro capo, che era lì, sospeso nell'aria un paio di metri sopra di me. Ho passato letteralmente 1 ora e mezza - 2 ore a saltare il più alto che riuscivo sulla mia corda a cui ero assicurato con un micro traxion (un carrucola bloccante ultraleggera, ndr), recuperando la corda pochi centimetri alla volta. Per un po' ero piuttosto terrorizzato dal pensiero di dover scendere la est del Cerro Torre con soli 20 metri di corda da 5,5 millimetri... Mentre saltavo (sarebbe probabilmente stato più saggio assemblare un sistema di carrucola) la guaina della corda si è rovinata in diversi punti. È stato un sollievo enorme poter finalmente tirare giù le corde ed essere in grado di continuare la discesa in maniera relativamente normale.
Nel 2010 hai effettuato la prima solitaria dell'Aguja Standhardt. Ora, cinque anni dopo, dici di essere molto migliorato come alpinista. Cosa è cambiato?
Penso che la più grande differenza sia che sono diventato molto più bravo su roccia rispetto a prima. Ho fatto una scelta consapevole di non andare in Himalaya per tre o quattro anni, e in estate ho passato molto più tempo nell'emisfero del nord, arrampicando per lo più a Squamish.
Penso che la più grande differenza sia che sono diventato molto più bravo su roccia rispetto a prima. Ho fatto una scelta consapevole di non andare in Himalaya per tre o quattro anni, e in estate ho passato molto più tempo nell'emisfero del nord, arrampicando per lo più a Squamish.
Sei salito in solitaria, uno stile che dici viene spesso mal apprezzato o frainteso. Puoi contestualizzare quest'ultima solitaria, paragonandola con quelle che hai fatto su altre montagne ma anche in Patagonia
Alcune delle mie migliori altre salite in solitaria sono state la traversata in solitaria in British Columbia del Mt. Waddington, del Mt. Combatant e del Mt. Asperity (la prima solitaria di ciascuna), ed un tentativo del North Buttress sul Mt. Begguya (anche conosciuto come Mt. Hunter, in Alaska) dove mi sono fermato a soli 100 metri dalla cima. Non è un problema che le solitarie vengano sottovalutate, è soltanto un'osservazione, qualcosa che ho notato nel corso degli anni. Un esempio perfetto è proprio quello recente: la salita in giornata insieme a Andy Wyatt del Chaltén (anche conosciuto come Cerro Fitz Roy) ha ricevuto un sacco di attenzione. Una settimana prima avevo fatto sulla stessa montagna una salita in solitaria della via dei Californiani - una realizzazione molto più difficile e molto più grande, che però in confronto ha ricevuto poca attenzione. Davvero non mi importa, è soltanto interessante come a volte le salite vengano più "pubblicizzate", rispetto ad altre, spesso con mia grande sorpresa.
Per quanto riguarda perché la Egger è una solitaria più difficile della Standhardt, del Cerro Torre o del Chaltén, è per le stesse ragione per le quali salire la Egger con un compagno è più difficile che salire altre cime con un compagno - è lunga, complicata, e mentre non ci sono sezioni specifiche che sono veramente difficili, nel complesso la salita è difficile da fare. Inoltre, tanto per essere chiari, mentre penso che la solitaria della Torre Egger sia un risultato maggiore rispetto ad una solitaria della via dei Ragni (sul Cerro Torre ndr), penso che questa mia salita, nella migliore delle ipotesi, è una realizzazione alla pari con quella di Marc-André Leclerc che l'anno scorso aveva salito in solitaria la via Corkscrew sul Cerro Torre. E, naturalmente, la prima salita del Pilastro Goretta da parte di Renato Casarotto ("Dio con i baffi"), rimane ancora la solitaria solista più cazzuta mai effettuata in Patagonia, considerata l'epoca in cui è stata effettuata.
Alcune delle mie migliori altre salite in solitaria sono state la traversata in solitaria in British Columbia del Mt. Waddington, del Mt. Combatant e del Mt. Asperity (la prima solitaria di ciascuna), ed un tentativo del North Buttress sul Mt. Begguya (anche conosciuto come Mt. Hunter, in Alaska) dove mi sono fermato a soli 100 metri dalla cima. Non è un problema che le solitarie vengano sottovalutate, è soltanto un'osservazione, qualcosa che ho notato nel corso degli anni. Un esempio perfetto è proprio quello recente: la salita in giornata insieme a Andy Wyatt del Chaltén (anche conosciuto come Cerro Fitz Roy) ha ricevuto un sacco di attenzione. Una settimana prima avevo fatto sulla stessa montagna una salita in solitaria della via dei Californiani - una realizzazione molto più difficile e molto più grande, che però in confronto ha ricevuto poca attenzione. Davvero non mi importa, è soltanto interessante come a volte le salite vengano più "pubblicizzate", rispetto ad altre, spesso con mia grande sorpresa.
Per quanto riguarda perché la Egger è una solitaria più difficile della Standhardt, del Cerro Torre o del Chaltén, è per le stesse ragione per le quali salire la Egger con un compagno è più difficile che salire altre cime con un compagno - è lunga, complicata, e mentre non ci sono sezioni specifiche che sono veramente difficili, nel complesso la salita è difficile da fare. Inoltre, tanto per essere chiari, mentre penso che la solitaria della Torre Egger sia un risultato maggiore rispetto ad una solitaria della via dei Ragni (sul Cerro Torre ndr), penso che questa mia salita, nella migliore delle ipotesi, è una realizzazione alla pari con quella di Marc-André Leclerc che l'anno scorso aveva salito in solitaria la via Corkscrew sul Cerro Torre. E, naturalmente, la prima salita del Pilastro Goretta da parte di Renato Casarotto ("Dio con i baffi"), rimane ancora la solitaria solista più cazzuta mai effettuata in Patagonia, considerata l'epoca in cui è stata effettuata.
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