martedì 12 febbraio 2019

SPIRITO SAMARITANO E RESPONSABILITA'

Riflessioni di Rolo Garibotti, sicuramente la persona più esperta di quelle montagne.
 Quanto segue è ciò che ha scritto sulla sua pagina di facebook "Patagonia Vertical. 
E come affrontare le scalate in Patagonia lo dice anche nel suo sito: pataclimb.com
Le ultime tre settimane sono state brutali nel massiccio del Chaltén. Tre scalatori sono morti mentre cercavano di scalare il Cerro Fitz Roy. Poi ci sono stati altri due incidenti di molta gravità, e un senza fine di situazioni limite.
La serietà di queste montagne e il loro clima richiedono di scegliere obiettivi che corrispondano comodamente al nostro livello di abilità e alle condizioni. Non basta essere pronti ad affrontare le difficoltà se tutto va bene, bisogna avere margine di avanza per affrontare le possibili eventualità.
È molto importante che le cordate abbiano mezzo di comunicazione, sia un telefono satellitare, o radio vhf. Due delle cordate coinvolte non avevano niente e questo ha ostacolato i rispettivi tentativi di salvataggio. È probabile che una delle morti potrebbe essere stata evitata.
È indispensabile imparare a leggere con precisione la previsione meteo. Il "venerdì nero" (18/1) in cui tre persone sono morte di ipotermia al Cerro Fitz Roy, non era un giorno per stare su quella montagna.
Anche se c'è stata la fortuna che ci fossero due elicotteri disponibili per due dei salvataggi, di solito questo non è il caso. Di solito i salvataggi si fanno a piedi e portano giorni. Senza gli elicotteri, due delle vittime, entrambi gravi, ci sarebbero voluti due e quattro giorni in più per arrivare in ospedale.
I salvataggi espongono molte persone e in alcuni casi hanno conseguenze tragiche. Questo è stato il caso della busta-incidente di Jesù gutiérrez durante il recente tentativo di riscatto nel Fitz, o la morte Paolo Argiz, un pilota di elicottero che è deceduto nel 2014 mentre cercava di salvare uno scalatore.
La Commissione di soccorso Centro Andino El Chalten è da vent'anni che fa un lavoro lodevole, avendo fatto salvataggi fino ai luoghi più reconditi. I suoi responsabili sono riusciti a creare uno spirito samaritano che non smette di stupire, volontari che lasciano le loro faccende, rischiano e daranno tutto per il prossimo. Ma questa in noi nel non abusare di quella buona volontà. Come scrivono i fratelli Eneko e Iker Pou  in un post recente, al momento di scegliere obiettivi dobbiamo pensare a "tutte quelle persone che senza conoscerci rischiano le loro vite per cercare di salvare le nostre." Prima di legarci i lacci degli scarponi dobbiamo appellarci alla nostra solidarietà, "scegliendo un obiettivo in linea con le condizioni della montagna, la parte meteo e le nostre possibilità reali."
Fino ad oggi abbiamo avuto libertà completa di praticare la nostra attività in zona, ma la libertà arrivano le responsabilità. Preserving that freedom is on us.

1 commento:

Anonimo ha detto...

C'è un grande alpinista che disse : “Però io sono sempre tornato a casa. Sapevo fin dove potevo rischiare. E piuttosto ho piantato sempre un chiodo in più. Perché devi aver rispetto per te stesso e per chi ti aspetta. Sempre.”