giovedì 17 giugno 2010

LA DANZA MACABRA

DAL SITO DI MIO FRATELLO INTELLIGENTE: www.campanedipinzolo.it (www.agraria.org)


CHIESA DI S. VIGILIO CON LA DANZA MACABRA (foto di Enrico Benvenuti)INTERNO DELLA CHIESA (foto di Enrico Benvenuti)Danza Macabra di Pinzolo
Il Ballo della Morte del pittore cinquecentesco Simone Baschenis.
La chiesa di San Vigilio, presso Pinzolo, come ci appare oggi è il risultato di successivi ampliamenti, il più importante dei quali avvenuto nel 1515, di un antica chiesetta forse anteriore al mille, eretta in onore del vescovo Vigilio, patrono della diocesi trentina, e martirizzato in Val Rendena intorno al 400. Fu la chiesa parrocchiale di Pinzolo e Carisolo, fino alla divisione delle parrocchie e alla successive costruzione della chiesa di S. Lorenzo in Pinzolo. È celebre per gli artistici altari, per gli affreschi interni e soprattutto per "La Danza Macabra", l'affresco esterno posto sulla facciata Sud.
Chiesa di San Vigilio con la Danza Macabra (foto Enrico Benvenuti)
La Danza Macabra
"Io sont la Morte/ che porto corona/ sonte signora/ de ognia persona…"
Così inizia il crudo poema della morte che accompagna il celebre affresco della danza macabra dipinta da Simone Baschenis de Averara nel 1539 sulla facciata sud della chiesa di San Vigilio.
Il corteo macabro inizia con un gruppo di tre scheletri musicanti, il primo dei quali, seduto su un trono rudimentale, porta in testa la corona a simbolo della Morte sovrana, cui deve sottostare la stessa volontà divina secondo le parole attribuite ai Crocefisso: "O peccator pensa de costei/ la me a morto me che son signor de lei!"
Alla sinistra del Cristo si apre la sfilata delle diciotto coppie, ognuno delle quali è formata da un personaggio vivo, socialmente caratterizzato, e da un morto che lo trascina al ballo. I morti raffigurati come scheletri, nettamente definiti, costituiscono l'elemento dinamico della rappresentazione rivelando intraprendenza e aggressività nel ghigno con cui si rivolgono alle loro vittime e nella varietà dei gesti con cui le afferrano per introdurle al ballo. Alla loro vivacità appare debole la reazione dei vivi che esprimono la più tacita rassegnazione. Il contrasto tra l'atteggiamento dinamico dei morti e la quasi immobilità dei vivi è reso più evidente delle didascalie: in forma di monologo, recitato solo dai primi, ne sottolinea la superiorità. La successione delle coppie riflette la rigida concezione gerarchica della società medievale con la sua divisione tra laici ed ecclesiastici. Questi ultimi aprono la sfilata a partire dalle supreme autorità spirituali: il papa, il cardinale, il vescovo, seguiti dal sacerdote e dal monaco.
Il messaggio che ad essi viene rivolto ribadisce il concetto dell'ineluttabilità della morte. L'assenza di una marcata satira sociale antiecclesiastica e l'ironia pacata testimoniano l'esistenza di buoni rapporti tra la popolazione e il principe vescovo di Trento. Il macabro corteo continua poi con un certo numero di rappresentanti dell'ordine laico disposti anch'essi secondo una gerarchia che fa seguire all'imperatore il re, la regina, il duca e quindi alcuni personaggi del mondo borghese, come il medico e il ricco mercante. Più avanti a personaggi socialmente connotati si sostituiscono individui che simboleggiano le diverse età della vita umana: giovani, vecchi e un bambino. A tutti la morte ricorda con accenti diversi l'imparzialità del suo operare. Chiude la sfilata l'immagine di una Morte a cavallo, armata di arco e frecce, che saetta nella sua galoppata impetuosa uno stuolo di vittime, in parte già colpite e stese, in parte ancora ritte e impietrite dal terrore. A questa scena il Baschenis fa seguire come epilogo un quadro del Giudizio finale che, ricollegandosi al motivo della crocifissione iniziale, intende inquadrare così l'intera rappresentazione macabra nei termini della visione escatologica cristiana.
L'affresco non propone solo uno degli elementi più significativi della storia medievale trentina, ma assume il carattere di un'allegoria della morte universale che arriva fino a noi, cioè del destino inesorabile a cui nessuna creatura umana può sottrarsi; e in questa problematica esistenziale la morte si ricollega alla vita perché è ammessa come personaggio agente. Nella "unione degli opposti" la sorpresa e lo stupore scompaiono e ci rimane solo l'accettazione del tutto che proclama se stesso.
Morte
Io sont la morte che porto corona
Sonte signora de ognia persona
Et cossi son fiera forte et dura
Che trapaso le porte et ultra le mura
Et son quela che fa tremare el mondo
Revolgendo mia falze atondo atondo
O vero l'archo col mio strale
Sapienza beleza forteza niente vale
Non e Signor madona ne vassallo
Bisogna che lor entri in questo ballo
Mia figura o peccator contemplerai
Simile a mi tu vegnirai
No offendere a Dio per tal sorte
Che al transire no temi la morte
Che più oltre no me impazo in be ne male
Che l'anima lasso al judicio eternale
E come tu averai lavorato
Cossi bene sarai pagato

Da alcuni anni il “Filò da la Val Rendena” racconta la storia dell'affresco, ricreando le suggestioni dell’opera di Simone Baschenis attraverso uno spettacolo che coinvolge quasi cento figuranti in costume... continua >>>
Interno della Chiesa di San Vigilio (foto Enrico Benvenuti)
Un secondo affresco, nella fascia immediatamente inferiore alla Danza Macabra (sempre di Simone Baschenis e porta la stessa data 1539) rappresenta i Sette vizi capitali. Le figure sono sbiadite per le intemperie e le scritte illegibili. Le trascriviamo perciò dal Volume di Pellegrini, che le copiò con accuratezza nel settembre 1878, aiutato dal Dr. Neponuceno Bolognini, dal prof. Gottardo Garollo e dal maestro Giov. Battista Lucchini.
LEGENDA DELL'AFFRESCO

I VIZI CAPITALI
1. Superbia Regina de tuti li peccati e aparagonata al leone.
2. Avarizia similiante al Roscho.
3. Lusuria similiante al becho.
4. Ira apropriata al cato.
5. Gula similante al porcho.
6. Invidia è simile al nibio ovvero agolazo.
7. Accidia è simile al asino.

Questi sono li sete peccati mortali in li quali se pecca per più modi ... Il demonio ne tene incatenati et legati nel peccato e ala fine ne conduce ale pene eternali. Solo et mediante le buone ispirazioni de Dio, con la bocha confessare lo peccato et el core essere contrito de tute le opere fate ... per questi modi se rompe li legami del demonio...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Spero ti sia divertito a Pinzolo, sono di lì.. :)