domenica 26 ottobre 2008

QUANDO ERO PICCOLO (come eta')

A quel tempo, avro' avuto 13-14 anni, dalla chiesetta al rifugio mio papa' aveva tirato una fune di acciaio di 6 millimetri. Serviva ad agganciare sacchi di sabbia che venivano mandati al rifugio appesi ad un gancio di ferro. La mia mente era gia' bacata fin da piccolo. Un giorno con me c’era Sergio, un ragazzo di Giustino. Andammo la', all’inizio della fune di acciaio. Agganciai il moschettone di alluminio al cavo. Non conoscevo ancora i nodi. Feci un’asola e la infilai nel moschettone. Poco sotto un’altra sola dove potevo infilare una mano. Circa un metro piu' in basso un’altra asola dove mettere un piede. Il rimanente della corda libera sotto. Mi lasciai andare e mano a mano scendevo la velocità aumentava. Il tragitto non era lungo. Forse duecento metri. Ad un certo punto, con mia grande sorpresa e forse anche per mia fortuna la mia corsa si interruppe improvvisamente. La corda comincio' ad oscillare con diversi metri di su e giu'. Mi sembrava che il braccio mi si staccasse. L’altra mano era aggrappata al nodo dell’asola. Sergio corse sotto di me. Non sapevamo cosa fare. Il moschettone si era bloccato perche' la fune lo aveva intagliato fino a meta' e non gli permetteva piu' di scorrere liberamente. Sergio inizio' a tirarmi con la corda ma faceva molta fatica. Il solco che si era fatto nel moschettone era troppo profondo e non scorreva piu' sulla fune. Dovevo scendere. L’asola dove avevo infilato la mano mi stringeva al polso. A fatica tolsi la mano. Presi l’asola all’esterno con le due mani e riuscii a liberarmi anche il piede. Non ebbi la furbizia o bravura di mettermi la corda attorno e fare una doppia. Strinsi la corda fra le mani ed anche con le gambe. Iniziai a scendere il piu' lentamente possibile. La forza era poca e la corda sottile. Ad un certo punto la presa si fece debole e comincia a scivolare giu' veloce. La corda entrava nella carne ed il dolore era troppo forte. Lasciai la presa e caddi. L’unica macchia di pochi metri quadrati di neve di tutto il tragitto era proprio sotto di me. I metri di caduta non furono molti. Finii sulla neve piatto con la schiena. La neve molle attutì il colpo. Sergio era lì di fianco a me. Respiravo a fatica. Le mani, soprattutto la destra, avevano un profondo scavo dovuto alla corda. Tirammo la corda al termine della fune di acciaio. Misi tutto a posto e tornai al rifugio col mio dolore. Non potevo dire niente di cosa era successo e di quanto mi facevano male le mani. Riuscii a nasconderlo fino al mattino dopo. La fortuna mi aiuto' e continuo' così per tutta la vita. Non imitare!

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