lunedì 28 aprile 2008

FIORI DI CORALLO


Non sono morto solo che non ho fatto cose molto interessanti a parte correre ed arrampicare un po'. Oggi pero' siamo ritornati su Fiori di Corallo con Andrea e Yuri. La via che avevamo provato quel giorno che pioveva. Tutto bene, una bellissima via aperta da Maurizio Giordani nel lontano '86. Dopo la salita sono corso a Trento perche' presentavano il mio film e così mi sono rivisto con Mirko e Fabio. Ale era impegnato con un corso roccia di bambini. Ho anche incontrato Giorgio Spreafico, lo scrittore del libro "Enigma Cerro Torre". Non ci si vedeva da un sacco di tempo ed incontrarlo mi ha fatto molto piacere.

QUALCHE FOTO DELLA SALITA

venerdì 25 aprile 2008

AD ARCO CON STEFANO

Giornata molto piacevole trascorsa con alcuni amici arrampicando ad Arco. In cordata con me c'era anche Stefano Azzali. Stefano e' quel ragazzo che ormai da qualche anno mi costruisce le piccozze. Piccozze speciali altamente tecnologiche che ormai usano diversi climber di drytooling fra cui, il piu' famoso, Bubu Bole.

giovedì 24 aprile 2008

INCONTRO CON REINHOLD MESSNER



Oggi giornata di ozio fisico. Stamattina ho finito di fare un lavoro e poi via a Trento dove avevo un appuntamento al Festival con Kay Rush e Vinicio Stefenello. Intervista di montagna. Da tempo non rivedevo Kay e l'incontro con lei mi ha fatto molto piacere. Abbiamo parlato un po' dei tempi passati e di quella salita alla Fehrmann al Campanile Basso. Abbiamo riso molto! Al termine della chiacchierata abbiamo bevuto una cosa insieme e poi ci siamo lasciati perche' alle ore 15 avevo un appuntamento a Castel Firmiano, con Reinhold Messner. Abbiamo parlato e scambiato idee per quasi tre ore. E' proprio una bella persona, mi affascina come parla, e poi ha una cultura di montagna che credo pochi abbiano. Faceva parlare me ma cercavo invece, a fatica, di far parlare lui. Il prossimo anno uscira' con un suo nuovo libro e per questo aveva bisogno di parlare con me. Vedremo! Il Castel Firmiano? Il museo della montagna. Fantastico! Mi ha poi portato a visitarne una piccola parte ma gli ho promesso che ritornero' con calma. Tutto molto bello ed interessante e poi, girare per il castello, e' come tornare indietro nel tempo di tanti secoli.

mercoledì 23 aprile 2008

LA STREGA CIECA

Bella giornata! Sole ed anche un certo calore. Un po' di lavoretti e poi sono andato ad arrampicare nel posto segreto. Invece di tornare a casa in macchina mi sono fatto una bella corsa ed intanto pensavo alla nuova fiaba.

LA STREGA CIECA

C’era una volta una strega cieca che stava sempre nel suo angolino sul marciapiede. Era seduta sulla sua scopa che non poteva usare a volare in quanto non vedente. C’era un cartello con la scritta: "Sono cieca, aiutatemi per favore". Un giorno passo’ di lì una vecchia strega e, dopo aver letto il cartello che la cieca teneva fra le gambe dietro il cappello, si chino’ e lascio’ una banconota. All’interno del cappello nero c’erano solo poche monetine. La strega non era comunque triste ed un bel sorriso le illuminava il viso. Ripasso’ anche il giorno dopo e vide che nel cappello c’erano sempre poche monetine. Allora si chino’, prese il cartello, lo giro’ e scrisse cambio’ la frase. Quello stesso pomeriggio la vecchietta torno’ dalla cieca e noto’ che il suo cappello era pieno di monete e banconote. La strega riconobbe il passo della vecchia. Gli chiese allora cosa avesse scritto sul suo cartello. La vecchia strega rispose: "Niente che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo in maniera diversa". Sorrise e se ne ando’. La strega cieca non seppe mai che ora sul suo cartello c'era scritto: "Oggi e' primavera...ed io non la posso vedere".

lunedì 21 aprile 2008

FREE TIBET


Siamo stati veramente bravi a concedere ai cinesi di organizzare le Olimpiadi. Un paese molto libero la Cina!
KATHMANDU, Nepal - Potranno persino sparare i poliziotti nepalesi posti dalle autorita' a garantire il regolare cammino della torcia olimpica sul monte Everest. Lo ha deciso il Ministero degli Interni, che ha dichiarato che ogni protesta verra' fermata. Con le buone o con le cattive. Parole chiare e inequivocabili quelle pronunciate dal portavoce del Ministero degli Interni nepalese. Modraj Dotel ha infatti annunciato i provvedimenti presi dal governo per garantire il regolare passaggio della fiaccola olimpica ed ha avvertito: "Hanno ricevuto l'ordine di fermare ogni protesta sulla montagna utilizzando qualsiasi mezzo necessario, uso delle armi compreso".

domenica 20 aprile 2008

IL COCCODRILLO BIANCO

Che bella giornata oggi. Una bella corsa stamattina e poi qualche tiro in falesia. Siamo stati in un posto quasi segreto perche' dalle altre parti c'era un sacco di gente e non amo il casino quando arrampico. Temperatura perfetta anche se stamtina erano 3°. Jorge mi ha detto che dovrei inventarmi una fiaba con il coccodrillo bianco della Patagonia e tornando a casa ci ho pensato.

IL COCCODRILLO BIANCO DELLA PATAGONIA

C’era una volta, nel sud del mondo, una valle abitata dagli gnomi. C’erano tanti gnomini anche se, non avendo giochi per divertirsi, si arrangiavano come potevano. Giocavano con una palla fatta di mais, costruivano carretti con i rami e le acciughe degli alberi, si arrampicavano sulle piante piu’ alte, nuotavano nel torrente e si lanciavano dalle cascate a capofitto. Altri giochi non esistevano pero’, girava voce che, nella valle dei coccodrilli bianchi della Patagonia, c’era un grande parco attrezzato, con giochi di ogni genere. Qualcuno diceva ci fossero anche castelli incantati e abitati dalle streghe. Nessuno pero’ era mai stato a vedere e nessuno aveva il coraggio di andare in quella terra che i vecchi gnomi descrivevano come cruda e selvaggia. Una terra che non avrebbe concesso nulla agli gnomi. Tutto era basato sul sentito dire. Un giorno, tutti gli gnomini del villaggio, forse un centinaio, stavano giocando a oiclac, il loro gioco preferito con il pallone. Erano tutti riuniti al centrocampo quando improvvisamente arrivo’ il grande coccodrillo bianco. In un sol boccone il coccodrillo si infilo’ tutti gli gnomini in bocca. Non se ne resero nemmeno conto di quanto era successo. Era tutto buio ma il coccodrillo non li mastico’ e non li mando’ nemmeno giu’. Erano tutti spaventati ma nessuno piangeva. Si fecero pero’ tutti la pipì addosso dalla paura. Nessuno si rese conto di quanto tempo passarono nella spaventosa bocca del coccodrillo bianco della Patagonia. Poi, improvvisamente la luce… erano all’ingresso di quel parco di cui tanto si parlava. Non si puo' dire quanto si divertirono quel giorno. Tanto, tanto. Alla fine della giornata il coccodrillo si avvicino’ a loro e senza paura, uno dietro l’altro, si infilarono di nuovo nella sua grande bocca e fecero ritorno a casa felici e contenti.

sabato 19 aprile 2008

I TESORI NASCOSTI

Giornata di pioggia anche oggi. Sono andato a correre con Isotta e nel pomeriggio un'oretta in palestra con Jorge. Qualche lavoretto nella baracca della legna con la testa che pensava continuamente alle streghe ed agli gnomi. Credo che domani sara' una bella giornata e così potro' ritornare ad arrampicare all'aperto.

I TESORI NASCOSTI

C’era una volta una grande valle verde. In questa parte della terra vivevano felici tanti piccoli gnomi. La loro vita trascorreva felice coltivando frutta e verdura. Anche gli animali della valle erano tutti erbivori. Un giorno Spizagot, la mamma di Eclod, la gnoma e Orama, lo gnomo, fece una domanda ai loro figli. Chiese loro di cercare uno dei due tesori che erano custoditi oltre la collina. Gli spiego’ anche come si poteva raggiungerlo. Piu’ comodamente, aggirando la collina o scavando una galleria al suo interno. Orama inizio’ a camminare per trovare il tesoro e presto raggiunse la meta. Prese la scatola grande piena di monete d’oro e lascio’ la piccola. Altrettanto presto spese in misere cose quando aveva trovato. Eclod invece inizio’ a scavare con molta dedizione e pazienza. Il lavora era faticoso ma la gratificava molto. Passo’ molto tempo prima che giungesse al tesoro. Il tutto gli era costato molto ma durante il lavoro era come se avesse incontrato tanti tesori. Non si compro’ nulla per se stessa, nemmeno una caramella o un paio di mutande coi cuoricini. Proprio niente. Prese la piccola scatola di monete d’oro e la porto’ alla mamma. La mamma l’abbraccio’ e capì quanto era grande la sua piccola gnomina. Con quelle monete vissero tutta la vita felici. Continuarono la loro vita nei campi a coltivare tante verdure. Ogni volta che consumavano una moneta, il giorno dopo ce n’era una in piu’, ed allora poterono distribuire una moneta a tutti gli altri gnomi e la moltiplicazione avveniva anche nelle altre famiglie.

venerdì 18 aprile 2008

IL CONCORSO DEGLI GNOMI

Ieri, dopo tanto tempo, sono stato ad arrampicare a Coltura con il mio amico Franco, il Postino. Lui e' proprio forte, in tutti i sensi. Forte in falesia ed anche in montagna. E' anche una persona simpatica, bella dentro e molto colta anche se a sentirlo parlare sembra quasi piu' rozzo di me. Spesso gli ho chiesto perche' non si presenta a qualche gioco a quiz, tipo Milionario, ma lui si gira dall'altra parte. Pero' lui, le risposte le conosce sempre quasi tutte e non sta nemmeno molto a pensarci. Beato lui! Franco e' il fratello di Adriano. Altro mio grande amico boscaiolo, mio compagno di alcune spedizioni in Patagonia.
IL CONCORSO DEGLI GNOMI Nel mondo degli gnomi non c’erano la televisione e la radio ma vivevano lo stesso felici e spensierati. Molti di loro sapevano cantare e ballare ed un giorno, il Grande Gnomo, Onemissam decise di fare un concorso. Si raduno’ il consiglio superiore degli gnomi. Decisero che avrebbero dato un premio al piu’ bravo, fosse stato/a cantante o ballerino/a. Non c’era fretta e per tutto il periodo del concorso gli gnomi avevano la possibilita’ di migliorare le loro prestazioni in quanto, la giuria, era composta da grandi maestri del ballo e del canto. L’arena dove si svolgevano le prove poteva ospitare oltre 1.000.000 di gnomi e durante ogni esibizione il silenzio era indescrivibile. Inizialmente le tribune erano quasi vuote, ma con il passare dei giorni, trovare un posto a sedere era alquanto difficile. Ad ogni posto a sedere c’era un distributore gratuito di pop corn, gelati, bibite senza zucchero e succhi d’uva. Iniziarono i confronti sul grande palco e dopo qualche mese gli gnomi rimasti in concorso non erano più molti. Lo gnomo piu’ gettonato sembrava essere Ocram. Veniva da una grande isola, molto lontana e bella. Aveva un viso triste perche’ ancor piccino aveva perso i genitori. Era timido e teneva sempre gli occhi bassi. Al momento dell’azione il suo sguardo era deciso e convinto. La sua voce roca, un po’ strana, quasi ruvida riusciva a far innamorare tutti. Per la conduzione imparziale del concorso era stata invitata la grande strega Airam. Ormai il tutto si svolgeva solo alla sera. L’ultima sera l’arena era piena. Era il giorno della finale. Non c’era piu’ un posto disponibile. Gli eliminati sedevano poi in prima fila e, al termine di ogni esibizione, erano i piu’ scalmanati ad applaudire. Mai una spinta ad entrare o ad uscire. Mai. Gnomi, gnome, gnomini e gnomine; tutte le famiglie al completo. Tutti vestiti dalle feste. Ebbe inizio l’ultima prova. I ballerini stupirono tutti con effetti speciali, i cantanti fecero quasi impazzire gli spalti. Si voto’ con gli applausi. Quando fu il momento i votare Ocram il pubblico esplose. L’arena tremo’. Anche le stelle in cielo si illuminarono e, per un momento, parve giorno. Ocram alzo’ gli occhi al cielo e, con la voce che gli rimaneva, canto’ una breve canzone per la sua mamma. Ritiro’ il premio, 1.000.000 di Imong (moneta degli gnomi). Una cifra esagerata. Saluto’ e ringrazio’ tutti e chiese di poter essere il primo ad uscire. Si fermo’ all’uscita ed a tutti gli gnomi diede un Imong. A lui non ne rimase nemmeno uno. Continuo’ la sua vita felice, amato da tutti, nella sua terra.

giovedì 17 aprile 2008

GUIDINO

LA STORIA DI GUIDINO 
C’era una volta uno gnomo. Un giorno, passeggiando, vide uno scatola di cartone ed incuriosito si avvicinò e la aprì. All’interno c’era un gattino triste che non si muoveva. Allora lo porto’ da due suoi amici veterinari, Chiara e Marco, che iniziarono ad occuparsi di lui. Sembrava avesse le gambine rotte ed invece il guaio era alla colonna vertebrale e aveva tutto il treno posteriore paralizzato. Lo chiamarono Guidino. Gli fecero molte terapie mediche e fisioterapia. Riuscì poi a muovere un po’ le zampette posteriori anche se non riuscivano a sorreggerlo come quelle anteriori. Guidino doveva essere per quanto riguardava i bisogni fisiologici che sapeva fare da solo e doveva essere aiutato con un’opportuna stimolazione. Marco e Chiara amavano andare per le montagne e da quel giorno sempre si portavano con loro anche Guidino. Il gattino sembrava apprezzasse le gite in montagna e nei posti meno impervi, riusciva a fare qualche passeggiatina anche da solo. (tratta da una storia vera)

mercoledì 16 aprile 2008

MATTIA IN CALIFORNIA

Stamattina ho fatto la mia solita corsa e nel pomeriggio sono stato ad arrampicare con Jorge, il mio collega maestro di sci. C'erano anche due ragazzi quindicenni ed e' stato piacevole parlare con loro. Poi sono stato un po' con Mattia, il mio falegname ad insegnargli alcune manovre di corda in quanto fra due giorni parte per la California, per la Yosemite Valley. Con lui sarei andato volentieri anch'io... Tutto qui! Pero' e' stata una giornata piacevole anche se troppo breve.

lunedì 14 aprile 2008

STORIA DI UN AMORE NON IMPOSSIBILE


Giornata bruttina. Pioggia e qualche piccola schiarita. Poi sono andato a correre e pensavo alle streghe ed agli gnomi. Ho fatto qualche lavoretto e poi un po' di scuola guida ad un mio collega di sci, Marino. Scuola guida con la motocarriola pero'. Verso sera e' venuto a trovarmi Marino con suo suocero, Bepi Moro. Che persona fantastica quel Bepi. Ora ha 85 anni. Lui e' di origine Trevisana, Veneto. Un meccanico fantastico ed una persona eccezionale. Anche ora, fa molti lavori ai motori e, credo, che bravo come lui, non ci sia nessun altro.

STORIA DI UN AMORE NON IMPOSSIBILE 

Era l'anno che non c'e', quando inizio’ la storia. In uno sperduto villaggio, di un paese del nord della terra, vivevano tanti gnomi e la loro vita, nonostante fosse molto difficile, scorreva tranquilla e serena. Il posto era bello anche se la terra arida e non concedeva molto agli gnomi. Il clima era molto rigido, le piogge erano rare e, di conseguenza, i raccolti erano miseri. In certi periodi dell’anno, dai paesi del sud, arrivavano gruppi di streghe che sostavano nella valle degli gnomi per molte settimane. Alla loro guida c'era la buona e simpatica strega Amelia. Le fattucchiere raccoglievano le piccole radici che si trovavano fra le rocce. Radici che sarebbero servite, con le pietruzze lilla tritate e le mutande rosa sminuzzate, a comporre gli intrugli magici. Gli intrugli delle stehge venivano fatti bollire affinche' i vapori raggiungessero il cielo e, con le piogge, cadessero sugli uomini del mondo per farli diventare buoni. Per raggiungere quei posti irti ed impervi, le streghe, usavano le proprie scope. A sera ritornavano in valle e passavano le notti nei fitti boschi di querce, coperte solo dei loro vestiti sgualciti. La convivenza con gli gnomi era buona e mai era accaduto qualche fatto spiacevole. Un giorno, Iert, uno degli gnomi piu’ piccoli del villaggio incontro’ una delle streghe. Si chiamava Chiara. Forse era diversa dalle altre. Gli gnomi avevano il proprio dialetto come pure le streghe. Tutti pero' parlavano Lamor e con questa dolce lingua tutti si potevano capire fra di loro. Fra Chiara e Iert fu subito simpatia nonostante fossero così diversi e lei fossi molto piu' grande di lui. Sboccio’ poi l’amore fra i due. La strega temeva che le sue amiche non avrebbero capito. Invece! Anche Iert penso lo stesso. Ma! Chiara lo comunico’ alle sue fattucchiere, le quali, in coro e senza cattiveria le dissero: “Va’ dove ti porta la scopa!” Iert fece lo stesso con gli gnomi del villaggio i quali in coro, augurandogli una vita felice gli dissero: “Va’ dove ti porta la strega!”. Iert e Chiara lasciarono nella valle tante lacrime che, quell'anno, crebbe tanta verdura. Si diressero a nord, a cavallo della scopa, in una terra nuova, dove nessun essere era mai stato prima. Dall'alto, dalle nuvole furono attratti da quella grnade terra. Era tutta verde e piena di vita. La chiamarono Greenland. Ebbero anche due figli. Una femmina strega che chiamarono Mafalda ed un maschio gnomo di nome Plan. Passo’ molto tempo, la scopa non poteva piu’ volare ed allora mandarono il loro falco nella valle degli gnomi per invitare tutti loro e le streghe a raggiungerli. Tempo dopo arrivarono tutti insieme. Le streghe portarono gli gnomi con le scope. Erano diversi fra loro. Venivano pure da altri paesi e molto lontani fra di loro. Erano pero’ esseri viventi e capirono che la loro vita poteva continuare insieme nonostante fossero così diversi fra loro. Ci furono le elezioni e nessuno bisticcio'. All'unanimita' Iert venne eletto Re e Chiara, Regina. Erano talmente bravi come governanti, che regnarono per oltre 500 anni, fino alla loro scomparsa.

domenica 13 aprile 2008

LEGGENDA DELLE STREGHE DELLA VAL GENOVA

(tratta dal sito http://www.campanedipinzolo.it)
Stava ormai camminando da piu’ di due ore, la vecchina. Partita da Carisolo nel tardo pomeriggio, portando con se’ solo due tozzi di pane secco, voleva giungere fino in fondo alla Val Genova, la’ dove i pastori accudivano al bestiame... Era l'epoca, quella, in cui gli uomini portavano al pascolo le mucche solo per averne del buon latte: nessuno ancora conosceva i segreti per farne del burro, del formaggio o della ricotta. Ma l'anziana donna doveva accontentarsi: piu’ povera ancora d'un uccellino affamato, sapeva di poter mangiare quei due pezzi di pane duro solo ammorbidendoli con un po' di latte, ed ecco il motivo di quella lunga camminata.
La notte scese improvvisa, cogliendo la viandante nel punto piu’ stretto della valle, la’ dove il sentierino si perde nell'intrico del sottobosco... era la "porta delle Streghe", quella, e infatti...
 “Dove stai andando, vecchia?” Bercio’ da un albero una civetta, che subito dopo balzo’ a terra trasformandosi in un'orrenda strega.
La poveretta si fermo’ con un balzo al cuore: non aveva mai visto una strega, lei, e quella lì, ai piedi dell'albero era veramente brutta, cenciosa e sporca, con una lunga scopa in mano.
“Vado dai pastori a farmi dare un po' di latte... sono senza denti e il poco pane che possiedo e’ duro, troppo duro... “Fammi assaggiare!” ordino’ quell'altra facendosi ancora piu’ vicina. Afferro’ il pane secco che la vecchia le porgeva e... “Ma e’ duro sul serio, sembra di pietra!” Su, vieni con la strega casàra!
Una forza misteriosa obbligo’ l'anziana donna a montare in groppa alla scopa. Aggrappandosi al mantellaccio unto e lacero della strega, vide il terreno allontanarsi veloce sotto di lei, le punte degli alberi farsi lontane e il freddo della notte l'avvolse, obbligandola a chiudere gli occhi. Dopo un istante, i suoi piedi toccarono nuovamente terra e...
”Ecco, siamo arrivate sui pascoli della Val Genova” disse la strega. “Scendi e aspettami qui!”
L'orrendo mostro torno’ di lì a poco con un secchiello di latte. Fece cenno alla vecchina di avvicinarsi e di sedere ai piedi d'un masso di granito. Poi comincio’ a lavorare. Con una mano scremo’ il latte, deponendo con cura la panna morbida e fresca in una piccola zàngola, che prese a cullare avanti e indietro, cantando nenie misteriose... "La luna ciara, el bosco scuro, zìngola zàngola, ho fato el buro"... Finito di cantare, la strega aprì l'arnese e ne trasse una pasta bianca, tenera come la cera: sempre usando le mani la squadro’ per bene e sul panetto così ottenuto disegno con un'unghia il profilo delle montagne attorno e la luna alta nel cielo.
”Ecco, questo è il burro. Sentirai com'è buono, col tuo pane vecchio. Torna a casa e racconta pure alle tue amiche come si fa il burro con la panna: se vuoi sapere, invece, come si cuoce il latte per averne del formaggio, fatti vedere domani sera al solito posto, alla "porta delle streghe". Ciao...
Il giorno dopo l'anziana poverella arrivo’ per tempo all'appuntamento e con un nuovo volo in cielo capito’ ai piedi del macigno della notte precedente. Lì la strega accese un bel fuoco sotto un enorme pentolone, in cui verso’ alcuni secchi di latte, che prese a mescolare adagio adagio.
Quando fu ben caldo, vi aggiunse alcune gocce di aceto mettendosi a gridare:
”Présame... présame!... ed ecco il miracolo: il latte comincio’ a rapprendersi in un cuore biancastro, sodo, profumato. La strega lo tolse dal paiolo, lo infilo’ in una forma circolare che strinse con forza lasciando cadere a terra il liquido superfluo, e...
”Il formaggio è pronto! Assaggialo e sentirai che buono. Va' pure a casa e racconta alle amiche come si fa il formaggio e poi torna domani sera, che ti faro’ vedere come dal siero si ricava la poìna”.
La notte seguente la strega insegno’ alla vecchina a fare la ricotta usando il siero del latte, poi la congedo’ dicendole:
”E finalmente domani sera potro’ insegnarti a ricavare lo zucchero da cio’ che rimane dal latte lavorato!
Ma il giorno dopo un diluvio s'abbatte’ su Carisolo e sulla Val Genova, per cui la vecchietta penso’ bene di restarsene chiusa in casa, sbocconcellando il formaggio che era riuscita a fare da se’, seguendo le indicazioni della strega. Torno’ in valle la sera seguente, ma...
”Mi dispiace, carina” le disse la strega balzando a terra dal suo albero “ma hai perso l'occasione di imparare come si puo’ avere del buon zucchero dal latte!” “Ieri sera pioveva a dirotto... come facevo a muovermi?” “Quando piove, piove” si mise a cantare la strega casàra “quando fiocca, fiocca... sol quando tira vento, allor fa brutto tempo”...
E sparì nella notte della Val Genova, lasciando dietro di se’ un dolce profumo di latte caldo.

sabato 12 aprile 2008

LA FAMIGLIA DEGLI GNOMI


Sono stato via due giorni per una serata a Borgosesia ed intanto ho pensato ad una nuova fiaba perche' non ho fatto cose molto interessanti se non pensare alle streghe.

LA FAMIGLIA DEGLI GNOMI 
C’erano una volta Tartanoc e sua moglie Fumbla. Erano due gnomi molto poveri che avevano cinque figli: Ün, Dü, Tri, Quatru e la femminuccia Zinc. Zinc, a differenza dei maschietti, non si lamentava mai. Un giorno qualcuno busso’ alla porta. Era una strega, molto vecchia. "Sono molto stanca e ho fame... disse... Potete aiutarmi?". La strega si chiamava Begal e veniva da Onemissam, un paesino piccolo, tanto bello ma tanto lontano. Fumbla gli dette un po’ di pane e la sedia migliore della casa. Begal si fermo’ anche a dormire. Il mattino seguente la strega voleva ricompensare la famiglia di gnomi per l’accoglienza". Chiese ai piccoli gnomi cio’ che avrebbero desiderato ed i maschietti domandarono cose troppo grandi, troppo materiali, per le sue capacita’. Fumbla diceva sempre alla sua bimba, Zinc, che aveva gli occhi molto dolci ma la piccola non capiva cosa intendesse dire la mamma. Era ancora troppo piccola. Chiese alla strega se gli poteva far diventare gli occhi ancor piu’ dolci per fare in modo che, guardando ogni mattina le tazze dei fratelli, il latte diventasse dolce come se la mamma vi avesse messo dentro zucchero. Sentendo queste parole, la strega sorrise e disse: "Esaudiro’ il tuo desiderio e mandero’ la fortuna su questa casa". Begal lascio’ la casa degli gnomi e da quel giorno non vissero piu’ nella miseria.

giovedì 10 aprile 2008

TENTATIVO A "FIORI DI CORALLO"

Arco. Ritrovo alla ore 9. Pero' Andrea e Yuri (Parimbelli)arrivano alle 19.15. Non importa, tanto piove anche qui. Allora andiamo al bar. Non vedevo Yuri da tempo, da quando era al Rifugio per il corso di Aspirante Guida. Mi era piaciuto molto quel ragazzo... (http://www.parimba.com - bel sito, il suo). Poi a fare shopping dal Gobbi. Tanto per cambiare. Mi sono preso un imbrago speciale. Non avevo soldi, come sempre, ma Walter mi ha detto di prenderlo ed usarlo e se non mi piacera' di riportarlo indietro. Il Walter... Poi siamo tornati al parcheggio ed era quasi mezzogiorno. Ci stavamo salutando e sembrava si chiarisse. Andrea insiste di andare e così facciamo. Andiamo vrso la Mandrea e pioviggina ma la parete e' strapiombante ed almeno i primi tiri ci possono lasciar salire. Chiedo se mi lasciano fare il primo tiro. La via e' del 1986, di Maurizio Giordani, Fiori di Corallo. Poi chiedo di poter fare il secondo. "Concesso!" Poi mi infilo anche sul terzo e le cose cambiano. La fessura non e' bagnata ma le mani scivolano come ci fosse il ghiaccio al suo interno. Ad un certo punto capisco che non ce la faccio a salira in libera e mi attacco ad un friend. Appena dopo mi prendo ad un cordino infilato in un cuneo di legno e, mentre mi alzo per proseguire il cordino si sfila dal cuneo e fiondo giu'. Si sfila anche il frind sotto ed il volo si allunga. Andrea mi dice che "la mia" la devo combinare ogni volta. Qualcuno, da tempo, mi chiama anche Gianburrasca. Chissa' perche'! Saliamo ancora un altro tiro e poi scendiamo e belli fradici arriviamo alla macchina. Andrea ha fatto delle foto ma finche' non me le manda non le posso pubblicare. Yuri mi ha mandato una mail: "Ieri mi sono molto divertito, nonostante la roccia oleosa, stile cava di Nembro bagnata, questo a riprova che le piu' belle giornate arrivano anche quando non c'e' il sole se la compagnia e' giusta, sono stato bene".

mercoledì 9 aprile 2008

MIRTILLO

Continua a piovere... ma se non posso arrampicare l'acqua e' piu' importante delle stupidate che faccio io. Stavo cercando delle diapositive che mi hanno chiesto per fare una certa cosa e mi sono capitate fra le mani due dia che non ricordavo nemmeno di avere. Una di me, ai vecchi tempi, quando avevo ancora tutti i capelli e l'altra di Mitrillo. Ma chi e' Mirtillo, vi chiederete. Era il 1989 quando con Giarolli ed Orlandi eravamo al nostro secondo tentativo della famosa traversta in Patagonia. Eravamo quasi in vetta alla Standhardt. Ormai era buio e dovevamo bivaccare. Ero pronto a recuperare il saccone mentre Icio (Giarolli) saliva a jumar, quando, per una manovra sbagliata il saccone se ne ando' giu'. Ne seguì un bivacco penoso con poca roba addosso, niente sacco a pelo, niente da mangiare e da bere. Le sigarette erano finite e le altre si trovavano nel saccone. Io ed Icio eravamo anche molto tristi perche' il nostro amico, Mirtillo, era caduto col saccone. Era la nostra mascotte ed anche se non ci aiutava molto, ci caricava e quindi faceva parte della cordata. Il giorno dopo, quando scendemmo, andammo a cercare se lo trovavamo. Niente! Anche lo scorso autunno, ripassando sulla parete ovest cercai se trovavo il saccone. Niente da fare. Un giorno qualcuno lo ritrovera' ma non potra' dire chi era e di chi era amico. Era ancora piccolo quando l'avevamo portato con noi e non aveva ancora imparato a parlare. Si portava appresso un bigliettino, accuratamente arrotolato sul quale c'era scritto che non amava stare solo e che se lo si portava sempre insieme in qualche modo ci avrebbe sempre aiutati. Povero il nostro piccolo Mirtillo...

martedì 8 aprile 2008

PAPPA PER TUTTI






Giornata bigia e così ho concluso poco. E stamattina alle 10 c'erano 4 gradi. Non male per essere in aprile. Ho tagliato un po' di legna ed iniziato a costruire la recinzione del deposito gas. Poi ho guardato un po' di cose su internet per farmi venire un po' il nervoso. La triste storia del Tibet e lì pero' gli americani non ci vanno perche' non c'e' il petrolio. Che schifo... Poi una triste storia di un essere ... (non posso usare il termine che vorrei). Un artista, Guillermo Habacuc Vargas, che meriterebbe la stessa cosa che lui ha fatto ad un cane. Digitate quel nome su www.youtube.it e poi capirete perche' sono tanto arrabbiato. Poi ho giocato col computer ed ho preparato la foto della mia baracca della legna con le varie mangiatoie. Ah, il tasso che si vede nella foto e' un montaggio. Li vediamo sempre quando e' buio, scusate, ma sono tanto carini! La volpe, la faina ed i corvi mangiano sotto la finestra della cucina.

lunedì 7 aprile 2008

NEVE!

Ieri sera, quando andavo a letto, nevicava. Sembrava pieno inverno e stamattina, quando mi sono alzato, fuori era tutto bianco. Mi hanno detto che a Campiglio ne sono caduti circa 40 centimetri. Da molti mesi non si parla di buco nell'ozono. Non si sarebe potuto farlo visto che ha fatto un inverno abbastanza freddo ed e' caduta anche la neve e nevica anche ora nostante sia aprile.

domenica 6 aprile 2008

ALBERTO IL LUNGO

Oggi sono stato ad arrampicare ad Arco con Alberto, il grande Alberto Acerbis. Grande anche perche' e' alto circa un metro e novantacinque. Pero' non ho mai sentito dire da lui che non arriva a prendere quell'appiglio... Ci siamo divertiti ed abbiamo fatto un paio di viette.

venerdì 4 aprile 2008

I TRE DESIDERI

Oggi sono stato ad arrampicare in falesia e poi sono venuti due miei colleghi maestri di sci, Thomas e Marino per aiutarmi a tagliar alcune piante in quanto devo recintare il bombolone del gas. Proprio bravi questi ragazzi. E come lavorano... Avevo preparato tutto ma loro sono arrivati con la loro roba. La motosega, il "manarot", il "zapin", olio e miscela. Probabilmente, conoscendomi, credevano che quella roba io non l'avessi. Tutto qui. Poi ho pensato ad un'altra novella.


OFTA, ZAVAR E TIMPIDIGUNTI C'era una volta una Strega di nome Ofta ed un giorno decise di fare un regalo a molti gnomi. Ad ognuno di loro dono’ una candela rosa. Lo gnomo, ogni qualvolta aveva un desiderio, la doveva accendere ed esprimerlo, ricordandosi pero’ che una candela poteva esaudire solo 3 desideri. In poco tempo quasi tutti gli gnomi avevano consumato la candela. Solo allo gnomo Timpidigunti rimase un pezzetto di quella sua candela rosa. La conservo’ pensando a qualcuno. Passo’ molto tempo ed un bel giorno incontro’ Zavar, un povero piccolo gnomo, che aveva bisogno del suo aiuto. La mamma dello gnomo era molto ammalata. Timpidigunti accese per l’ultima volta sua candela ed espresse il suo desiderio. Il giorno dopo lo gnomo incontro’ Zavar che si getto’ al suo collo per ingraziarlo, in quanto la mamma era guarita. Timpidigunti e Zavar fecero salti di gioia insieme. Si rotolarono nel letame dal tanto felici che erano, e quanti succhi di frutta d’uva ingurgitarono, e quante mele riuscirono a mangiare quel giorno! Lo gnomo si era gia’ dimenticato delle cose inutili che aveva chiesto alla candela coi suoi primi due desideri. Torno’ a casa, felice di quanto era riuscito a fare con suo ultimo desiderio. Il giorno dopo, al suo risveglio trovo’ una nuova candela rosa, ancor piu’ lunga di quando la strega gliela dono’ la prima volta.

giovedì 3 aprile 2008

NESSUNO VUOLE ARRAMPICARE CON ME

Stamattina ho fatto un paio di telefonate per cercare qualcuno con cui arrampicare ma erano impegnati. Allora ho deciso di andare ad Arco da solo a fare una vietta. Ormai da solo, slegato, non arrampico piu' ma autoassicutato e' un'altra cosa. Mi sono infilato su una breve via, sul Pilastro Themis, (Themis, figlia di Urano e Gea) ed ho cominciato a salire. Quando si fa una via autoassicurati si effettua il tiro di corda ed arrivati in sosta bisogna ridiscendere per recuperare il materiale e poi risalire con le jumar sulla corda. Parto per l'ultimo tiro e su un passaggio un po' piu' difficile mi rendo conto che non ho le scarpette d'arrampicata ai piedi. Ormai e' tardi e proseguo. A circa 15-20 metri dall'uscita della via, la sorpresa. La corda mi si sfila dal gri-gri, l'attrezzo che mi serviva per l'autoassicurazione, e così mi trovo lì, appeso e senza corda. Mi metto a ridere pensando a chi mi dice che avrei proprio bisogno di una badante, almeno di una. Raggiungo poi la fine della via e mi arrangio a scendere di lato fra gli arbusti fino ad arrivare ad un punto dove posso riprendere la corda. Di nuovo parte del tiro, poi giu' nuovamente e su ancora. Poi la tranquilla discesa sul sentiero immaginando la faccia della mia badante.

mercoledì 2 aprile 2008

LO GNOMO SENZA NOME


Bella giornata anche oggi. Che fortunato sono io. Ho corso con Isotta, oggi in salita e poi un po' in palestra. Ho finito di preparare il mio ultimo film che, con mia grande sorpresa, e' stato ammesso al Filmfestival della Montagna di Trento. Poi ho pensato ad una bella storiella.

LO GNOMO SENZA NOME 
C'era una volta uno Gnomo senza nome. Non gli era stato dato nemmeno un nome perche' era tanto piccolo e brutto che un nome sembrava non lo meritasse nemmeno. Un giorno incontro' una Strega. La strega si chiamava Forbis e lo gnomo aveva tanta paura di lei perche' la storia, la mamma, i fratelli, gli amici, insomma tutti, insegnavano che le streghe erano esseri da cui bisognava diffidare e soprattutto erano brutte e cattive. Lo gnomo aveva paura di lei ma la stuzzicava, spiandola e seguendola, per vedere dove poteva arrivare la sua cattiveria ed a quali stregonerie sarebbe ricorsa per far capire allo Gnomo di stargli lontano. Ma lui insisteva nel seguirla e nello spiarla. Ormai sapeva quasi tutto di lei ed inizio' ad avvicinarsi sempre di piu'. Finche', un bel giorno, nascosto dietro un albero stregato, riuscì a vederla in viso. Rimase con gli occhi sbarrati quando vide che quella Strega, con quel suo vestito nero, quasi a brandelli e stracciato, aveva il viso carino. Anzi, gli parve addirittura bella, e rimase a bocca aperta. Era esterrefatto... Si mise a correre nel bosco ed ogni tanto inciampava e cadeva. Si rialzava senza voltarsi indietro per paura che la strega lo acchiappasse visto che si era resa conto che lo gnomo l'aveva vista in volto. Passo’ tanto tempo e lo gnomo non trovava di meglio da fare che seguire la strega e cercare di vederla in faccia. Ma ormai qualcosa sembrava fosse nato fra i due. Pero’, qualunque fosse la cosa che stava nascendo non era possibile. Lui era uno gnomo e lei una strega. Lui, piccolo e brutto e lei grande e strega e pure bella. Pero’ lo gnomo qualcosa voleva fare. Cerco’ del denaro ma non lo trovo’. Gli capito’ per le mani solo una scatola. La pulì bene, la lego’ con dei rametti e sopra ci mise un fiorellino. Poi lascio’ la scatola sotto la grande quercia dove la strega amava sedersi. Quando la strega giunse alla quercia e trovo’ la scatola si arrabbio’ moltissimo quando,
 aprendola, al suo interno non vide nulla. Inizio’ ad imprecare al cielo. Strillava fortissimo… “Che cosa vorrebbe quello gnomo? Un regalo? Ma dentro ci deve essere qualcosa per essere definito regalo”. Lo gnomo era nascosto dietro una pietra. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Poi scappo’. Ritorno’ alla quercia alle prime luci del giorno seguente e con dei legnetti scrisse: “La scatola e’ piena di baci” e se ne ando’. Quando all’imbrunire Forbis torno’, lesse il messaggio. Si sentì annientata e pianse. Raccolse la scatola e la infilo’ nel suo sacco . Per tutto il resto della sua vita, la strega tenne sempre la scatola vicino al suo letto e quando si sentiva scoraggiata o in difficolta', apriva la scatola e tirava fuori un bacio immaginario ricordando l'amore che lo gnomo aveva messo dentro... Ognuno di noi ha una scatola piena di baci 
e amore incondizionato.

martedì 1 aprile 2008

LO GNOMO ED IL GELATO

Giornata molto tranquilla oggi. Stamattina sono andato a correre con Isotta e poi mi sono messo a lavorare nel mio orticello. Ho vangato e messo un po' di insalata. Mi sono anche gustato la vista dei caprioli che mangiavano le mele ed anche se li vedo tutti i giorni, e piu' volte al giorno, la cosa e' sempre bella ed emozionante. Nel pomeriggio ho tagliato un po' di legna e poi ho sofferto al computer perche' non mi riesce di fare una cosa. Spero di riuscirci domani. LO GNOMO ED IL GELATO Anni fa, quando un gelato costava molto meno di oggi. Tananai, un piccolo gnomo, entro' in un bar e si sedette al tavolino. La cameriera, una strega di nome Bedul, gli porto' un bicchiere d’acqua. "Quanto costa una coppa con tre gusti?" chiese lo gnomino. "500 lire" rispose la cameriera. Lo gnomo prese delle monete dalla tasca e comincio' a contarle."Mi scusi, quanto costa un gelato semplice?". In quel momento c'erano altri avventori che aspettavano e la strega cominciava un po' a perdere la pazienza. "200 lire!" gli rispose la strega in maniera brusca. Il bambino conto' le monete ancora una volta e disse: "Allora mi porti un gelato semplice!".Bedul gli porto' il gelato e il conto. Il bambino finì il suo gelato, pago' il conto alla cassa e uscì. Quando la strega torno' al tavolo per pulirlo comincio' a piangere perche' lì, nell'angolo del tavolino, c'erano 300 lire di mancia per lei. Tanai chiese il gelato semplice e non la coppa per riservare la mancia alla strega. Se imparassimo dagli gnomi e dalle strehe...