domenica 13 aprile 2008

LEGGENDA DELLE STREGHE DELLA VAL GENOVA

(tratta dal sito http://www.campanedipinzolo.it)
Stava ormai camminando da piu’ di due ore, la vecchina. Partita da Carisolo nel tardo pomeriggio, portando con se’ solo due tozzi di pane secco, voleva giungere fino in fondo alla Val Genova, la’ dove i pastori accudivano al bestiame... Era l'epoca, quella, in cui gli uomini portavano al pascolo le mucche solo per averne del buon latte: nessuno ancora conosceva i segreti per farne del burro, del formaggio o della ricotta. Ma l'anziana donna doveva accontentarsi: piu’ povera ancora d'un uccellino affamato, sapeva di poter mangiare quei due pezzi di pane duro solo ammorbidendoli con un po' di latte, ed ecco il motivo di quella lunga camminata.
La notte scese improvvisa, cogliendo la viandante nel punto piu’ stretto della valle, la’ dove il sentierino si perde nell'intrico del sottobosco... era la "porta delle Streghe", quella, e infatti...
 “Dove stai andando, vecchia?” Bercio’ da un albero una civetta, che subito dopo balzo’ a terra trasformandosi in un'orrenda strega.
La poveretta si fermo’ con un balzo al cuore: non aveva mai visto una strega, lei, e quella lì, ai piedi dell'albero era veramente brutta, cenciosa e sporca, con una lunga scopa in mano.
“Vado dai pastori a farmi dare un po' di latte... sono senza denti e il poco pane che possiedo e’ duro, troppo duro... “Fammi assaggiare!” ordino’ quell'altra facendosi ancora piu’ vicina. Afferro’ il pane secco che la vecchia le porgeva e... “Ma e’ duro sul serio, sembra di pietra!” Su, vieni con la strega casàra!
Una forza misteriosa obbligo’ l'anziana donna a montare in groppa alla scopa. Aggrappandosi al mantellaccio unto e lacero della strega, vide il terreno allontanarsi veloce sotto di lei, le punte degli alberi farsi lontane e il freddo della notte l'avvolse, obbligandola a chiudere gli occhi. Dopo un istante, i suoi piedi toccarono nuovamente terra e...
”Ecco, siamo arrivate sui pascoli della Val Genova” disse la strega. “Scendi e aspettami qui!”
L'orrendo mostro torno’ di lì a poco con un secchiello di latte. Fece cenno alla vecchina di avvicinarsi e di sedere ai piedi d'un masso di granito. Poi comincio’ a lavorare. Con una mano scremo’ il latte, deponendo con cura la panna morbida e fresca in una piccola zàngola, che prese a cullare avanti e indietro, cantando nenie misteriose... "La luna ciara, el bosco scuro, zìngola zàngola, ho fato el buro"... Finito di cantare, la strega aprì l'arnese e ne trasse una pasta bianca, tenera come la cera: sempre usando le mani la squadro’ per bene e sul panetto così ottenuto disegno con un'unghia il profilo delle montagne attorno e la luna alta nel cielo.
”Ecco, questo è il burro. Sentirai com'è buono, col tuo pane vecchio. Torna a casa e racconta pure alle tue amiche come si fa il burro con la panna: se vuoi sapere, invece, come si cuoce il latte per averne del formaggio, fatti vedere domani sera al solito posto, alla "porta delle streghe". Ciao...
Il giorno dopo l'anziana poverella arrivo’ per tempo all'appuntamento e con un nuovo volo in cielo capito’ ai piedi del macigno della notte precedente. Lì la strega accese un bel fuoco sotto un enorme pentolone, in cui verso’ alcuni secchi di latte, che prese a mescolare adagio adagio.
Quando fu ben caldo, vi aggiunse alcune gocce di aceto mettendosi a gridare:
”Présame... présame!... ed ecco il miracolo: il latte comincio’ a rapprendersi in un cuore biancastro, sodo, profumato. La strega lo tolse dal paiolo, lo infilo’ in una forma circolare che strinse con forza lasciando cadere a terra il liquido superfluo, e...
”Il formaggio è pronto! Assaggialo e sentirai che buono. Va' pure a casa e racconta alle amiche come si fa il formaggio e poi torna domani sera, che ti faro’ vedere come dal siero si ricava la poìna”.
La notte seguente la strega insegno’ alla vecchina a fare la ricotta usando il siero del latte, poi la congedo’ dicendole:
”E finalmente domani sera potro’ insegnarti a ricavare lo zucchero da cio’ che rimane dal latte lavorato!
Ma il giorno dopo un diluvio s'abbatte’ su Carisolo e sulla Val Genova, per cui la vecchietta penso’ bene di restarsene chiusa in casa, sbocconcellando il formaggio che era riuscita a fare da se’, seguendo le indicazioni della strega. Torno’ in valle la sera seguente, ma...
”Mi dispiace, carina” le disse la strega balzando a terra dal suo albero “ma hai perso l'occasione di imparare come si puo’ avere del buon zucchero dal latte!” “Ieri sera pioveva a dirotto... come facevo a muovermi?” “Quando piove, piove” si mise a cantare la strega casàra “quando fiocca, fiocca... sol quando tira vento, allor fa brutto tempo”...
E sparì nella notte della Val Genova, lasciando dietro di se’ un dolce profumo di latte caldo.

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