martedì 8 maggio 2012

SECONDA PUNTATA


Fuori era un po’ più verde. Finalmente arrivarono in un posto che somigliava al suo villaggio montano. Sentì una gran musica. Forse non era proprio musica ma tale sembrava. Si sentiva abbaiare, miagolare, muggire, anatrare, belare, bubolare, chicchiriare, chiocciare, farfugliare, grugnire, muggire, tubare, starnazzare, ecc. ecc… Tutti quegli animali insieme sembrava dessero voce a una grande orchestra. In mezzo a tutti loro c’era una femmina. Era proprio una donna. Bellissima… Attorno a lei farfalle a non finire di tutti i colori. L’immagine era incredibilmente affascinante. Quella donna era vestita in modo molto semplice. I suoi abiti erano degli stracci ma con dei colori bellissimi e delicati. Cercava di accarezzare tutti quegli animali. Si capiva che loro amavano quella femmina, quasi come fosse la mamma di tutti loro.
Daparöl capì che aveva trovato l’essere umano che cercava. Delicatamente si avvicinò a lei e tutti quegli animali gli lasciarono il posto per passare. Sembrava una fata. Quando arrivò da lei, lo raccolse delicatamente e lo baciò dolcemente come faceva con tutti gli animali che aveva attorno a sé. Era molto agitata tanto che gli sembrava di avere delle farfalle nello stomaco che svolazzavano. Quella sensazione però le piaceva. Non capiva cosa ci facesse una piccola creatura tutta sola da lei. Era una donna molto povera fuori, ma ricchissima dentro. Non si poterono parlare ma si capirono ugualmente. Lei tolse lo straccio e scoprì quella pepita gigante. Si commosse, la prese e se la portò al petto. Daparöl capì che quella fata avrebbe usato quella ricchezza per aiutare chi aveva bisogno e tutti gli animali. La donna lasciò la pepita e si strinse forte forte a sé quello gnomino. Lo riempì di teneri e dolci baci e anche lui, timidamente, fece lo stesso. Poi Daparöl, senza fare altro, salutò tutti quei bellissimi animali, accarezzò le farfalle, diede una carezza a quella donna col viso da fata e si allontanò. ‘Nsema capì che doveva volare per chiamare Muzöta. Quando la strega arrivò, guardandolo negli occhi lucidi, capì che lo gnomino aveva fatto ciò che era sua intenzione. Lui, tornato al suo villaggio, rimase a guardare il cielo, con le lacrime agli occhi, sperando che anche nel mondo umano potessero un giorno vivere tutti felici e contenti.

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